One Less Car e i bigotti del cambiamento

Un qualsiasi studio commissionato da chiunque non ci piaccia diventa un'autostrada per l'inferno, (quasi) letteralmente

La notizia della conclusione dello studio australiano One Less Car ha scosso gli animi di quei soggetti abituati a guidare da soli anche per andare a comperare il giornale, si tratta di persone che evidentemente non possono pensare di fare a meno della loro carrozza a motore su gomme. Persone che hanno paura che in futuro questa libertà di inquinare senza limitazione alcuna gli venga vietata.

Persone come gli autori di DC News, che il 18 maggio 2024 hanno riportato un breve testo dal titolo:

Il popolino non deve avere più di un’auto per famiglia: il capo della feccia di Davos, come sempre, lo ha detto chiaro con un report farneticante che riporta una ricerca sociale effettuata in Australia

L’uso delle parole la dice lunga su quanto chi scrive sia prevenuto e non imparziale, ma ormai a questi soggetti ci siamo abituati. Abbiamo pensato fosse cosa utile fare una verifica di quanto affermato nel loro brevissimo testo.

La prima cosa da chiarire è che il World Economic Forum (WEF) ha davvero pubblicato un articolo sulla riduzione del numero di automobili di proprietà privata, ma alcune affermazioni presenti nel testo di DC News sono fuorvianti e imprecise, e occorre spiegare le cose nella loro interezza per capire l’iniziativa di cui si sta parlando.

Da tempo i membri del World Economic Forum studiano strategie per ridurre la dipendenza da automobili della popolazione mondiale. Una delle strategie studiate è appunto:

One Less car

Si tratta di un programma di studio testato in Australia con la collaborazione di Uber e scienziati comportamentali per esplorare modi per diminuire il numero di veicoli privati​. Lo studio cerca di capire come ridurre il numero di tali auto, promuovendo soluzioni come i veicoli elettrici e il ridesharing​. Come spiegato sul sito di Uber:

L’Australia ha tra i più alti tassi di proprietà di auto private al mondo, con 15,1 milioni di auto private in circolazione. Inoltre, le immatricolazioni di auto private crescono più velocemente della popolazione.

Poiché tutti consideriamo l’impatto che il possesso di un’auto ha sulle finanze personali, sulla vivibilità delle nostre città e sul nostro ambiente, Uber Australia è entusiasta di collaborare con gli specialisti di economia comportamentale The Behavioral Architects per presentare la sperimentazione One Less Car.

Questa sperimentazione sociale, prima nel suo genere, invita 50 australiani a rinunciare alla propria auto per 4 settimane e a documentare la loro esperienza durante tutto il periodo. Durante la sperimentazione, ai partecipanti verrà chiesto di utilizzare opzioni di trasporto multimodale alternative anziché un’auto privata.

Come riportato dal WEF, le conclusioni dello studio hanno mostrato che:

Rinunciando all’auto, la media settimanale degli spostamenti tra i partecipanti alla prova è leggermente scesa, da 21 a 19; tuttavia, il numero di modalità di trasporto utilizzate è aumentato in modo significativo, con una media di quattro modalità di trasporto.

Gli anziani senza figli tendevano a preferire i mezzi basati sull’auto nei loro quattro principali modi di trasporto. Come nota un partecipante, ‘Mi è piaciuto usare Uber e non dover guidare’ dopo aver avuto la patente per 17 anni e ora avendo 76 anni.

Camminare, andare in bicicletta e utilizzare il rideshare sono risultati essere i ‘modi più apprezzati’ del programma pilota, con questi ultimi due che hanno aumentato la frequenza d’uso di 4-5 volte. Anche il conteggio dei passi dei partecipanti è aumentato e hanno riportato benefici per la salute e il benessere, mentre la soddisfazione per le loro comunità è aumentata del 10%.

L’intenzione del WEF (e dello studio) non è quindi arrivare a divieti di possedere dei veicoli, ma offrire valide alternative che portino a meno congestione delle strade e miglior resa ambientale. Ne guadagniamo tutti se ci sono meno veicoli con una sola persona a bordo in circolazione, non capirlo è da ignoranti.

Non crediamo sia necessario aggiungere altro.

redazione at butac punto it

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