La RAI cede sull’acciaieria Azovstal

La versione di un certo Hermes Gexa

Su alcuni dei siti gestiti da quelli che mi viene solo da definire “agenti del Cremlino in disguise” sta venendo condivisa questa notizia – qui la leggete per come è stata passata da Marisa Clara Celeste Corazzol su OLNews e su Facebook:

Sul campo, nelle località martoriate in Ucraina, intervengono non solo “giornalisti” italiani, ma anche loro colleghi europei che dimostrano l’esatto contrario di quanto da mane a sera viene asserito sui canali televisivi italiani. Il che non fa certamente onore. Anzi è una sesquipedale vergogna. Ed infatti, già con ritardo da perfetti gnorri, risulta ora che “la RAI cede: ammette che nella acciaieria di Azovstal di Mariupol i civili erano prigionieri delle truppe ucraine ed erano utilizzati come scudi umani da queste ultime.
Questo “ravvedimento” della TV di stato italiana non è stato volontario, ma ha dovuto accodarsi alle emittenti di tutti gli altri paesi occidentali i cui giornalisti stanno intervistando i civili usciti dall’acciaieria e portati in salvo dai corridoi umanitari russo/CRI; i civili raccontano di come volessero approfittare da settimane dei corridoi offerti dai Russi, ma erano costretti a rimanere nella acciaieria dalla minaccia delle armi ucraine.
Cade la romantica narrazione italiana dell’eroico Battaglione Azov rinchiuso nella Acciaieria di Azovstal con le proprie mogli ed i propri bambini che volevano salvare dai cattivissimi Russi.”
(Hermes Gexa)
Che “figurone”, ragazzi”!…
O ancora, sulla pagina Facebook Critica senza Bavaglio:
La RAI cede: ammette che nella acciaieria di Azovstal di Mariupol, i Civili erano prigionieri delle truppe ucraine ed erano utilizzati come scudi umani da queste ultime.
questo “ravvedimento” della TV di stato italiana non è stato volontario ma ha dovuto accodarsi alle emittenti di tutti gli altri paesi occidentali i cui giornalisti stanno intervistando i Civili usciti dall’acciaieria e portati in salvo dai corridoi umanitari russo/CRI; i Civili raccontano di come volessero approfittare da settimane dei corridoi offerti dai Russi ma erano costretti a rimanere nella acciaieria dalla minaccia delle armi ucraine.
Cade la romantica narrazione italiana dell’eroico Battaglione Azov rinchiuso nella Acciaieria di Azovstal con le proprie mogli ed i propri bambini che volevano salvare dai cattivissimi Russi
Hermes Gexa
Lo stesso testo si trova anche su altre pagine, tra cui quella di un’attivista 5 Stelle (che è pure stata candidata sindaco in un paese della Campania), una che per sostenere la propria opinione sugli aiuti all’Ucraina ha pubblicato questo testo:
Ieri sera ero in pieno centro, all’improvviso ho visto due gruppi di ragazzi che si azzuffavano, sono rimasto lì a guardare insieme ad altri, siamo rimasti a guardare un bel po,poi abbiamo deciso di intervenire. Allora guardandomi intorno ho visto che c’erano delle bottiglie di birra, le ho prese ,le ho spaccate all’altezza del collo e le ho date in mano ad alcuni del gruppo, quelli che erano in minoranza. Gli altri con me hanno fatto lo stesso, hanno raccolto delle spranghe, dei bastoni e dato sempre al gruppo più piccolo. Se le sono date di santa ragione. Alla fine si sono fermati, il gruppo, quello piccolo, ha avuto lo stesso la peggio e noi ritornati a casa abbiamo organizzato una colletta per far sì che si curassero, ad uno era stato cavato un occhio, un altro aveva la gamba spezzata, uno gravi tagli all’addome e costole rotte…. Noi però potevamo ritenerci soddisfatti, perché non eravamo rimasti a guardare, avevamo fatto la nostra parte….”😉
E chest è……
Si poteva intervenire in un altro modo?
Si
Si può ipotizzare quindi che se non fossimo intervenuti magari avrebbero subito meno danni?
Si
Magari chi era in minoranza si sarebbe arreso, o magari quelli in maggioranza dopo un po si sarebbero fermati…..

Ma limitiamoci al testo sulla “RAI che cede“. In ogni sua versione riporta una firma, Hermes Gexa, firma che non mi dice nulla. Ho cercato, trovando quel nome riportato solo e unicamente collegato sempre allo stesso post sulla RAI che cede. Fatico a comprendere come così tanti italiani condividano un post firmato da un nome sconosciuto senza alcuna fonte che dimostri che le informazioni riportate nel post sono corrette.

Perché vedete, uno può scegliere di non apprezzare e condividere la narrazione che vede negli ucraini dei santi da difendere a ogni costo, ma perlomeno condividere materiale verificato sarebbe un passo avanti. Io mi sarei aspettato di cercare quel nome e trovare risultati che mi dicessero che si trattava di un esponente, chessò, dei nazional-sovranisti italo-austriaci, e invece nulla di nulla, Hermes Gexa pare aver firmato un solo post online, quello dove sostiene che la RAI abbia ammesso che nella acciaieria di Azovstal di Mariupol i civili fossero prigionieri delle truppe ucraine. Un link a un sito qualsiasi della RAI? No, manca. Uno screenshot di un post targato RAI? No, manca. C’è uno sconosciuto anonimo che dice una cosa e ci sono dei soggetti che la condividono come se fosse oro colato. Lo capite che abbiamo un problema decisamente grosso? La gente non sa usare i social, non sa usare internet, questo rende tutti i meno capaci potenziali vittime di chi invece ha investito tempo e denaro nel cavalcare questo modo di fare (dis)informazione.

La RAI non ha fatto alcuna ammissione di colpa, non ha detto che nell’acciaieria di Mariupol i civili fossero ostaggio degli ucraini, come non l’ha detto la stampa internazionale. Il post che circola vorrebbe farvi credere che all’estero la stampa riconosca gli ucraini per i nazisti che Putin sostiene siano, ma a parte testate di estremisti vicini appunto al governo russo nessun giornale internazionale ha sostenuto cose differenti dalla nostra tv di Stato. Proprio sull’acciaieria e i civili al suo interno è noto che la macchina disinformativa russa ha passato due settimane a cercare di promuovere ogni possibile narrazione che li facesse apparire come salvatori e non invasori. Sono in tantissimi ad essersene occupati in Europa, far finta di non vederli è squallido.

Oltretutto le testate internazionali sono tranquillamente verificabili dall’Italia, non essendo noi sotto alcun regime. Farsi un giretto su CNN, BBC, Reuters, NYT, WP, AP, è alla portata di tutti, ovviamente bisogna conoscere perlomeno l’inglese o saper usare un servizio di traduzione automatica, e soprattutto saper usare un motore di ricerca. Mentre invece la maggioranza della popolazione naviga in rete partendo dai social, e non ha la più pallida idea di come funzionano gli operatori di ricerca. Ci aspetta un futuro grigio se le cose non cambieranno in fretta.

Non credo sia necessario aggiungere altro.

maicolengel at butac punto it

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