L’insegnante condannata per aver rimproverato gli alunni

...e chi commenta le sentenze senza averle lette

Ci avete segnalato le tante critiche piovute su quel magistrato che ha condannato un’insegnante a Parma per fatti che risalgono al 2018.

OrizzonteScuola, senza scendere nel dettaglio (come invece sarebbe giusto fare per una testata che si occupa appunto di scuola), riporta, praticamente senza commento, le critiche alla sentenza mosse dai deputati di Fratelli d’Italia Paola Frassinetti ed Ella Bucalo:

Il Giudice del Tribunale di Parma che ha condannato ad un mese e 20 giorni per abuso dei mezzi di correzione una maestra rea di aver rimproverato i suoi alunni che avevano imbrattato i muri dei bagni con le feci, non ha reso un gran servizio alla scuola. Questa sentenza mette in discussione l’autorevolezza dei maestri che non potrebbero più neanche rimproverare i loro alunni per aver compiuto atti vandalici. Inoltre la vicenda appare ancor più surreale se si considera che il PM aveva chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste. Si stigmatizza poi il comportamento dei genitori da cui è partita la denuncia verso l’insegnante. La scuola non potrà mai essere davvero educativa se i genitori tutelano i figli anche quando sbagliano, accusando i docenti e limitando di fatto la loro autorevolezza.

I due deputati prima di muovere delle critiche avrebbero potuto approfondire, ma in Italia giornalismo e politica si fanno de panza, non di testa…

Avessero approfondito avrebbero scoperto che la sentenza non è per il rimprovero (che può essere giusto e sacrosanto) bensì, come riporta la sentenza e come evidenzia l’Associazione Magistrati dell’Emilia Romagna:

Se sgridare gli alunni per una condotta sbagliata non è solo opportuno ma anzi assolutamente doveroso tuttavia far degenerare l’ammonimento in volgari insulti significa valicare i limiti del potere correttivo correlato all’autorevolezza del proprio ruolo, inoltre né la difficoltà nella gestione della classe da parte della maestra o l’episodio dell’imbrattamento dei bagni possono giustificare questo tipo di invettive, profferite in modo pressoché indiscriminato nonostante l’assenza di prova di chi fosse il responsabile o se fosse proprio in quella classe…

Inoltre, a seguito di un’indagine interna da parte del preside dello stesso istituto è stato anche chiarito che non siamo di fronte a una reazione ingiustificata da parte dei genitori, ma che la condotta ritenuta sbagliata dell’insegnante è stata confermata anche dalle colleghe della stessa. Tutto quanto riportato sopra veniva direttamente dalla sentenza contro l’insegnante. Perché un deputato del nostro Parlamento prima di comunicare verso l’esterno non si prende il tempo di leggere la sentenza? Probabilmente perché indignare premia molto di più che essere corretti.

Come ci è stato fatto notare sono in tanti ad essersi levati in difesa dell’insegnante, tra i tanti anche Massimo Gramellini, che nella sua rubrica del 7 aprile pubblicava quanto segue:

Ripeto, l’insegnante non è stata condannata per aver rimproverato gli alunni (senza oltretutto avere un colpevole, o due o tre o cinque) ma per i modi e toni inadatti riscontrati non solo dai genitori e dal preside ma anche dalle colleghe. Ma anche Gramellini ha probabilmente scritto il suo pezzo senza nemmeno il tentativo di approfondire, sapeva che avrebbe raccolto consensi, perché è così che si fa giornalismo in Italia!

Non credo sia possibile aggiungere altro.

Redazione at butac punto it

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