Il nutriScore uccide il Made in Italy

Ancora sul "semaforo sugli alimenti", ancora sui suoi detrattori

Su Il Giornale del 10 giugno è uscito un articolo dal titolo:

L’hamburger del fast food più “sano” del Parma Dop: così il Nutriscore uccide il Made in Italy

Non è la prima volta che affrontiamo quest’argomento e non sarà l’ultima. Purtroppo esiste una fascia di persone che vede questi articoli e si fida ciecamente di quanto legge, senza mai nemmeno tentare un piccolo approfondimento. L’idea che viene spinta da questi articoli è che chi tifa per l’introduzione del NutriScore sia nemico del nostro Paese e della nostra cucina. Questa è una cavolata grande come una casa e bastano pochi minuti per rendersene conto.

Il primo punto profondamente sbagliato dell’articolo – a firma Alessandra Benignetti – è il titolo: il Nutriscore semmai “uccide” gli alimenti considerati poco salutari, non il “Made in Italy”. Non è importante dove sia prodotto il prosciutto, ma salumi o insaccati di maiale hanno sempre un punteggio basso nel NutriScore, che siano prodotto in Italia, Francia, Spagna, Germania poco importa.

La cosa più triste di tutte è che l’articolo de Il Giornale del 10 giugno non è altro che una replica di un video del 2019 con protagonista la leghista Silvia Sardone. Addirittura l’immagine del prosciutto di Parma viene presa direttamente dal video della Sardone, a dimostrazione che non c’è nulla di nuovo sotto al sole, solo il bisogno di denigrare qualcosa nato per tutelare la salute del cittadino.

Questo viene dal nostro articolo del 18 dicembre 2019 su Silvia Sardone:

Questa è la copertina de Il Giornale:

Le dita che si vedono sul prosciutto sono proprio quelle della deputata della Lega. Nel 2019, smontando quanto raccontato da Sardone, spiegavamo che:

Il gioco è di quelli che piacciono molto agli artisti della disinformazione: prendo del prosciutto stagionato e lo paragono a qualcosa di completamente diverso. Per capirci, i due prodotti iniziali sono il prosciutto di Parma e un arrosto di vitello con legumi, che senso ha paragonarli? Nessuno, solo il fatto che uno ha punteggio D (il prosciutto) l’altro ha A (il vitello). Evidentemente a Sardone e alla Lega non interessa tutelare anche la salute dei propri cittadini, ma solo i profitti delle aziende che stanno lottando per evitare il NutriScore.

Direi che la stessa frase finale che leggete qui sopra si possa applicare ad Alessandra Benignetti, che nel suo articolo ci racconta:

Un panino con la cotoletta di pollo o di pesce, fritta con oli industriali, e accompagnata con salse varie è considerato più “sano” di una fetta di prosciutto di Parma. Succede in Francia, dove il Nutriscore, il sistema di etichettatura ideato dal nutrizionista Serge Hercberg, ormai è sbarcato anche nei fast food. Nel menù di una delle più note catene i semafori “verdi” per i panini a base di carne bianca e pesce si sprecano. Al massimo c’è qualche giallo, ma solo per quelli con la carne rossa e i formaggi. Niente, però, in confronto alla “D” arancione che si trova stampata sulle confezioni di prosciutto crudo in vendita al supermercato.

Quanto spiegato dalla giornalista è un tipico esempio di malinformation, malinformazione: ovvero informazioni che sono sostanzialmente vere ma che sono spesso presentate in modo da fuorviare e causare potenziali danni. La notizia che McDonald’s in Francia ha adottato il Nutriscore risale al 2021, ne parlava Il Fatto Alimentare, non è una novità, e far vedere i panini con pesce o pollo serve a sviare il lettore. Un articolo ben fatto avrebbe mostrato i panini più classici e avrebbe spiegato che il valore del NutriScore è basato su 100 grammi di prodotto. 100 grammi di prosciutto crudo, come da etichetta italiana, contengono:

 16 g Grassi in quantità moderata
 5.3 g Acidi Grassi saturi in elevata quantità
 0 g Zuccheri in basse quantità
 4.6 g Sale in elevata quantità

Il contenuto di grassi, acidi e sale per 100 grammi di prodotto è tale da portare appunto a una valutazione D. Lo stesso vale per la maggior parte dei prosciutti crudi su cui è applicato il NutriScore, lo so che voi che leggete il Giornale siete convinti che il prosciutto di Parma sia superiore a tutti gli altri, ma non è vero. Ad esempio esistono ottimi prosciutti fatti in Spagna, uno famoso è il Pata Negra, che il NutriScore etichetta con una E, peggio del nostrano prosciutto di Parma, eppure la levata di scudi da parte del produttore si fa sentire molto meno della nostra, e soprattutto non viene visto come un attacco al “Made in Spain”.

Sul menù di McDonald’s ovviamente è pieno di alimenti che fanno uguale o peggio del punteggio del prosciutto di Parma, ma la giornalista ha scelto praticamente gli unici che facevano meglio e che avrebbero potuto far indignare il lettore. Ripeto, un perfetto caso di malinformazione.

Benignetti non si limita a questo, ma insiste:

Facendo un giro tra gli scaffali degli stessi supermercati francesi si scopre che anche l’olio extravergine d’oliva è bollato come “arancione”, a differenza degli hamburger industriali, contrassegnati con la “C” gialla.

Peccato che ci voglia poco per smentirla, come smentimmo Sardone nel 2019: la stragrande maggioranza degli oli extravergini, infatti, sono classificati con la C gialla, non con la D arancione. Un giornalismo serio avrebbe fatto qualche verifica.

Per chiunque non si fidi di soggetti come Sardone e Benignetti e sul NutriScore voglia fare qualche approfondimento suggerisco questo sito: Open Food Facts.

Non credo sia necessario aggiungere altro.

maicolengel at butac punto it

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