La leggenda urbana dei positivi al supermercato
Che gira ormai da settimane, indisturbata, anche su testate giornalistiche famose
È già da un po’ che ci segnalate notizie che sembrano tutte riprendere lo stesso canovaccio, notizie che sembrano quasi esser l’una copia e incolla dell’altra.
Nel corso delle settimane però di questa storia se ne sono già occupati gli amici del CeRaVoLC, Centro raccolta delle voci e delle leggende contemporanee, rendendo tutto il lavoro di verifica molto più facile.
L’ultima segnalazione che ci avete mandato è arrivata sui nostri canali Instagram, e dice:
Ho notato un proliferare di articoli sul medico di base che va al supermercato, becca un suo paziente che sa essere positivo e lo segnala al direttore del punto vendita, il quale al microfono annuncia “ehi tu, positivo! Ti abbiamo beccato! Vieni in cassa centrale!” E se ne presentano 7 o 9… È partito dalla provincia di Monza Brianza. Poi l’ho letto in altre province. L’ultimo, link di repubblica postato su fb, racconta di Canicattì e amplia il racconto con i clienti bloccati nel punto vendita. Non solo, è saltata fuori la versione del medico che va a messa e riconosce in una donna entrata in chiesa, una sua paziente. Anche lei positiva. Siamo in provincia di Varese. In questa versione però si afferma che la signora era in stato confusionale ed è stata accompagnata a casa dai carabinieri. Insomma, sembra di essere di fronte a una leggenda metropolitana. Cosa sapete a riguardo?
La cosa che sappiamo, e che ha riportato anche il CeRaVoLC, è che la notizia parte da Twitter, o meglio che il 5 marzo su Twitter appare una prima serie di post che la narrano, senza che nessun giornale ne abbia ancora parlato. L’autore riporta:
Nella mia città si narra (non so se sia una leggenda metropolitana) che pochi giorni fa in un importante supermercato un medico abbia notato un suo paziente che lui sapeva essere positivo e sarebbe dovuto stare in quarantena. Affrettatosi ad avvisare la direzione, prontamente. Questa lancia l’annuncio dagli altoparlanti “siamo stati informati della presenza di una persona positiva al #COVID19. La preghiamo di presentarsi immediatamente al punto di ascolto altrimenti saremo costretti a chiamare le forze dell’ordine”. Dopo 2 minuti al punto di ascolto. Si sarebbero presentate ben 6 persone. Quello individuato dal medico più altri 5 usciti nonostante l’obbligo di quarantena. La riferisco con tutti i dubbi di una storia arrivatami via “me l’ha detto Tizio la cui sorella fa la cassiera lí”. #lockdown no?
La stessa viene rilanciata in altri tweet da altra gente, che non ritwitta il contenuto iniziale ma lo fa proprio:
In un supermercato qualche giorno fa hanno fatto un controllo a sorpresa perché una persona ha individuato e segnalato un positivo che viveva nel proprio palazzo. Hanno scoperto 13 persone che dovevano essere in quarantena. Non ne usciremo mai, no.
al supermercato “abbiamo saputo che c’è un positivo, è pregato di uscire e recarsi …” sono uscite 7 persone …erano tutte e 7 positive e sapevano di esserlo, sono state tutte e 7 multate. …Ma a sto punto quanti altri girano anche se positivi e nessuno ne sa niente!?
Nessuno di questi porta prove di quanto afferma, solo narrazioni che fanno sorridere (o preoccupare)…
Il problema non sono i tweet, il problema è quando i quotidiani, quelli veri, cominciano a rilanciarla. Ad esempio Repubblica, che nella sua edizione di Firenze il 28 marzo spiega che si tratta di una fake news:
…ma nell’edizione di Palermo del 17 aprile ne rilancia una molto simile:
Qualcuno storcerà il naso dicendo che la seconda notizia è plausibile, ma leggiamo cosa riportano titolo e sottotitolo:
Il medico riconosce al supermercato i pazienti positivi: scatta la denuncia
E’ accaduto a Canicattì, in provincia di Agrigento. Il personale e gli altri clienti sono stati sottoposti a tampone
Non trovate nulla di strano? La COVID-19 ha fino a due settimane di incubazione, fare subito il tampone ai clienti del supermercato è assolutamente inutile. La notizia, fosse stata corretta, avrebbe dovuto dire che sono stati prima messi in quarantena e poi sono stati sottoposti a test antigenico o molecolare dopo dieci giorni dal contatto a rischio.
Ho apprezzato molto come hanno spiegato la larga diffusione di questa storia gli amici di CeRaVoLC:
…fa leva sulla paura dell’untore in un luogo che bene o male tutti siamo costretti a frequentare, il supermercato, e sull’indignazione per il comportamento irresponsabile di alcune persone (che mettono a rischio la salute di tutti). La loro mancanza di rispetto delle regole tuttavia è punita: i positivi vengono smascherati, identificati dalla polizia o quantomeno costretti a un’indecorosa fuga; in alcune versioni presenti su Twitter, tutti i presenti vengono segnalati e multati.
In questo senso, la storia può essere vista come una doppia cautionary tale: da un lato, mette in guardia contro gli sconosciuti (che potrebbero essere soggetti pericolosi e infetti, e in numero molto superiore a quelli che pensiamo); dall’altra, sfrutta un meccanismo di giustizia immanente: se ti comporti male, sarai immancabilmente scoperto e ne pagherai le conseguenze – e senza indugi.
Sia chiaro, nessuno nega che possano esserci stati singoli casi di positivi in giro nonostante la quarantena, ma la storiella dei tanti positivi al supermercato per adesso non ha avuto nessun riscontro in episodi reali.
Di gente che pur avendo realmente avuto comportamenti scorretti durante la pandemia (e insistendo nel perseguirli) non pagherà alcuna conseguenza ne abbiamo vista tanta in quest’anno appena trascorso. Sia tra i giornalisti professionisti, che hanno dato spazio e voce a immani cialtroni, sia tra i cittadini che seguendo gli immani cialtroni si sono convinti dell’inesistenza del virus.
Non credo di dover aggiungere altro.
maiocolengel at butac punto it
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