La pubblicità col “codice degli zingari”
Un lettore ci ha segnalato un’azienda che sfrutta una vecchia bufala per farsi pubblicità. Abbiamo pensato fosse l’occasione giusta per rinfrescare qualcosa che, a quanto pare, non passa mai di moda.
La segnalazione che ci è arrivata, opportunamente anonimizzata, ci racconta:
Ho una segnalazione che, temo, sia molto grave, perchè è una fake news che dai social si trasferisce nella realtà, a fini di lucro.
Mi sono imbattuto, in un supermercato di **** ****, nello stand di **** *****, che esponeva questo cartello, con l’infelice dicitura “divulgare questo annuncio” (vedi foto in allegato).
Richiedo all’anziano rappresentante se questo rollup fosse stato
stampato dall’azienda o in maniera autonoma e mi risponde che è
materiale che manda l’azienda stessa… quindi ne evinco ne stiano
circolando ovunque a decine, se non centinaia.Gli chiedo gentilmente quale fosse la fonte, lui risponde piccato
“guardi che è tutto vero”: rispondo gentilmente che ci vorrebbe un pò troppo tempo per realizzare dei graffiti così articolati e che un ladro non sarebbe così stupido da lasciare dei segni così evidenti, è una bufala molto vecchia e aggiungo che è oggettivamente una informazione truffaldina per alimentare solo terrore nei potenziali acquirenti.La sua risposta è stata semplicemente “Si lamenti anche lei con i
carabinieri, non con me”, sottintendendo palesemente che non ero il primo a fare una critica sull’argomento.Credo sia molto grave fare business usando una bufala…
L’immagine allegata era questa:
Immagine che ricorda altre che negli anni sono circolate, quelle dei famosi “segni degli zingari” anche chiamati il “codice degli zingari”, leggenda urbana che si può far risalire addirittura agli anni Settanta del secolo scorso.
Ma senza andare così indietro possiamo trovare menzione di questo codice in un articolo di luglio 1997, articolo a firma Marcello Palagi su Umanità Nuova che appunto a luglio 1997 raccontava:
Compaiono e ricompaiono senza sosta, di anno in anno e anche più spesso, soprattutto all’inizio dell’estate, diffusi non si sa bene da chi; spesso sono diversi, ma il fine e i risultati sono gli stessi: devono rinfrescare paure e pregiudizi…
…La pubblicazione di questo presunto “codice” è avvenuta il 19 giugno scorso su “il Tirreno”, in cronaca di Carrara, ma è significativa di una situazione ben più generale. Al quotidiano sarebbe giunto attraverso un volantino, attribuito alla polizia che, imbarazzata, ha però smentito. In realtà di codici come questo ne circolano più di uno e anche se si somigliano, non coincidono mai totalmente.
…A che fine dovrebbero gli zingari indicare ad altri che una casa è stata svaligiata da poco? E a che fine anche segnalarla come appetibile, col rischio che il colpo lo faccia qualcun altro? Un ladro qualsiasi, sedentario o no, che voglia svaligiare o far svaligiare una casa, non la indicherà certo con un sistema di segni così farraginoso e pericoloso. Grottesco immaginare uno “zingaro” che sbircia le case di un quartiere alla ricerca di questi “segni”; gli risulterebbe tutt’altro che facile passare inosservato, specie se dovessimo immaginarlo di notte, magari con un accendino acceso, nell’impresa impossibile di individuare questi “segni” poco “appariscenti”.
Non sto a riportare altro, sono tutte informazioni facilmente reperibili che anche noi di BUTAC abbiamo detto, e ripetuto, ma è inutile, chi campa sul generare allarmismi (e vendere allarmi) se ne infischia, perché alla fine l’unica cosa che conta è far sì che il pubblico che incrocia la pubblicità in questione la diffonda, col marchio dell’azienda in bella vista. Se poi quei segni sono falsi chi se ne frega, tanto quel che conta è vendere l’ennesimo impianto d’allarme.
La cosa che ci dispiace è che, negli anni, anche alcuni membri delle forze dell’ordine si sono prestati alla disinformazione come ospiti in trasmissioni a cui faceva comodo portare avanti questa notizia allarmante.
Quello che vorrei fosse evidente è che nulla vieta di sostenere che a fare i segnetti siano quelli di cui fa comodo che voi abbiate paura: chi vende allarmi, chi vende servizi di vigilanza, chi campa su un elettorato spaventato dagli stranieri.
Di questa leggenda urbana si era occupato in passato anche il mentore dei fact-checker italiani, Paolo Attivissimo, che aveva dedicato più di un articolo alla questione.
maicolengel at butac punto it
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