Trump, Biden e il ritiro delle truppe dall’Afghanistan
Anche negli Stati Uniti ci sono strane manine che cancellano
BUTAC ha scelto di non trattare alcune delle notizie che arrivano dall’Afghanistan, l’hanno fatto altri colleghi, io ammetto che non avevo alcuna voglia di mostrare le terrificanti immagini che arrivano da Kabul. Ma le notizie sul tema Afghanistan non si limitano a quelle. Molti detrattori di Biden lo stanno accusando da ore di essere il responsabile di quanto sta avvenendo con i talebani. Ad esempio vediamo questo post del deputato di Fratelli d’Italia Galeazzo Bignami:
Se quello che sta accadendo in Afghanistan fosse successo sotto la presidenza Trump avremmo decine di Boldrini inginocchiate in tutta Italia. Ma visto che c’è il democratico Biden e i talebani sono islamici, nessuno da sinistra dice nulla del disastro gli USA hanno combinato. E nessuno si inginocchierà per le vittime di questo fallimento.
A parte che bastava andare sul profilo di Laura Boldrini per leggere questo:
Conosco e amo l’#Afghanistan. La presenza militare multinazionale non è mai stata la soluzione.
Dopo 20 anni, un epilogo tragico. Penso alle minoranze, alle donne: che ne sarà di loro?
Va riconosciuta la protezione alle persone perseguitate che fuggiranno. Glielo dobbiamo.
— laura boldrini (@lauraboldrini) August 15, 2021
Ma anche la narrazione che vuole Biden unico responsabile del ritiro è decisamente da approfondire. Vediamo di capirci: questo è quanto l’ex presidente degli Stai Uniti Donald Trump aveva scritto il 18 aprile 2021:
Purtroppo di questo testo non si trova più traccia sui siti di Trump, perché nell’ottica di quanto successo in queste ore una manina l’ha fatto sparire. Peccato che ad aprile, quando è stato pubblicato questo testo, altri l’avevano screenshottato e linkato in rete, quindi non abbiamo dubbi sulla sua origine. Ve lo riporto in forma testuale, in inglese, per chiunque abbia problemi a leggere l’immagine:
– April 18, 2021 –
Statement by Donald J. Trump, 45th President of the United States of America
I wish Joe Biden wouldn’t use September 11th as the date to withdraw our troops from Afghanistan, for two reasons. First, we can and should get out earlier. Nineteen years is enough, in fact, far too much and way too long. I made early withdraw possible by already pulling much of our billions of dollars of equipment out and, more importantly, reducing our military presence to less than 2,000 troops from the 16,000 level that was there (likewise in Iraq, and zero troops in Syria except for the area where we KEPT THE OIL). Secondly, September 11th represents a very sad event and period for our Country and should remain a day of reflection and remembrance honoring those great souls we lost. Getting out of Afghanistan is a wonderful and positive thing to do. I planned to withdraw on May 1st, and we should keep as close to that schedule as possible.
Che tradotto:
Dichiarazione di Donald J. Trump, 45esimo presidente degli Stati Uniti d’America
Vorrei che Joe Biden non usasse l’11 settembre come data per il ritiro delle nostre truppe dall’Afghanistan, per due motivi. Primo, possiamo e dobbiamo andarcene prima. Diciannove anni sono sufficienti, in effetti, troppi e troppo a lungo. Ho reso possibile il ritiro anticipato richiamando già gran parte dei nostri miliardi di dollari di equipaggiamento e, cosa più importante, riducendo la nostra presenza militare a meno di 2.000 soldati, dai 16.000 che era (allo stesso modo in Iraq, e zero truppe in Siria, tranne che per l’area in cui abbiamo TENUTO IL PETROLIO). In secondo luogo, l’11 settembre rappresenta un evento e un periodo molto triste per il nostro Paese e dovrebbe rimanere un giorno di riflessione e di ricordo per onorare quelle grandi anime che abbiamo perso. Uscire dall’Afghanistan è una cosa meravigliosa e positiva da fare. Avevo programmato di ritirarci il 1° maggio e dovremmo attenerci il più possibile a tale programma.
Il fatto che Trump abbia fatto sparire questo testo dai suoi siti web la dice lunga sulla sua paraculaggine. Peccato però che, come il web non si è scordato di quel testo, non l’ha fatto nemmeno dei suoi eventi dal vivo. Il 26 giugno difatti Trump era in Ohio, al suo primo bagno di folla coi suoi supporter dopo le elezioni. In quell’occasione si è lasciato andare a una seconda dichiarazione simile al testo di cui sopra, anche questa è in rete:
I started the process, all the troops are coming home, they couldn’t stop the process. 21 years is enough. They couldn’t stop the process, they wanted to but couldn’t stop the process.
Ho iniziato il processo, tutte le truppe stanno tornando a casa, non sono riusciti a fermare il processo. 21 anni sono sufficienti. Non potevano fermare il processo, volevano ma non potevano fermarlo.
Il processo sta per il ritiro delle truppe, e quel “they” sta per l’amministrazione Biden. Il video completo dell’incontro in Ohio lo trovate qui, per i più scettici. Ho avuto discussioni con amici che sono riusciti a sostenere che Biden avrebbe potuto ripensarci e scegliere di restare – chissà cosa avrebbero potuto fare per difendere Kabul dai talebani le 2000 unità lasciate da Trump, e senza “miliardi di equipaggiamento”. Non si trattasse di vite umane sarei proprio stato curioso di vederlo…
Scusate se ho intenzionalmente scelto di lasciare il resto ai colleghi fact-checker, ma, come per le immagini tragiche dell’11 settembre 2001, ci sono cose che ammetto che fatico a trattare. Un amico ha scritto un commento sotto ai post che circolano in rete, ve lo riporto lievemente accorciato:
…sembra naturale sostenere che mostrare immagini di morte e sofferenza serva a sensibilizzare il pubblico sulle cause di quelle morti e di quelle sofferenze o semplicemente a metterlo a conoscenza del fatto che esistono quelle morti e quelle sofferenze. Mostro la foto del corpo del piccolo Aylan riverso sulla spiaggia di Bodrum e racconto in questo modo la tragedia dei migranti. Il diritto/dovere di cronaca prevale sulla pietas. Ma c’è un momento in cui è lecito fare un passo indietro, fermarsi e riflettere se il sacrificio della pietas sia realmente funzionale al mio dovere di cronista (o ancor più, di editore)? Ci sono immagini che ormai sono assolutamente ridondanti, per quanto apparentemente eccezionali. C’è un orrore quotidiano di cui abbiamo perfetta contezza, ma che quotidianamente non raccontiamo perché non sarebbe più notizia. I migranti muoiono ogni giorno, i talebani (e chi per loro) uccidono, depredano e stuprano ogni giorno, i reietti vivono la loro condizione ogni giorno, ma l’informazione ci mostra tutto questo solo quando l’orrore è meglio rappresentato da una o più immagini che lo rendono improvvisamente urgente. Non invoco la censura, non lo farei mai, ma sì, un’onesta riflessione su come e quando l’informazione decide di sacrificare la pietas per rispettare il diritto/dovere di cronaca (per altro, in molti casi, francamente malinteso), mi piacerebbe si provasse a farla.
Si può non essere d’accordo, ma io a quest’amico voglio bene, e mi ritrovo in quanto ha scritto.
Non credo di dover aggiungere altro.
maicolengel at butac punto it
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