Uccise lo stupratore, condannata a 14 anni
Un titolo come quello qui sopra è decisamente forte, specie se la storia, negli articoli che ho visto circolare, viene raccontata con insufficienza di dati.
Purtroppo il sensazionalismo fatto per vendere più copie di giornale o portarci a cliccare sulle notizie va alla grande. Chi ci rimette alla fine è sempre e solo il povero lettore, che si trova sballottato tra notizie vere, false o romanzate.
Partiamo dal principio. Su Treviso Today il 21 dicembre titolano:
Uccise il suo stupratore: la Cassazione conferma la pena a 14 anni di carcere
Subito sotto il giornale riporta:
Gli Ermellini non hanno avuto dubbi e hanno confermato la condanna a 14 anni e 4 mesi di reclusione, ora diventata definitiva, per la 28enne coneglianese Liliana Ordinanza
Nel breve articolo viene riportata solo la versione dell’avvocato della 28enne. Senza molti riferimenti a come siano andati i fatti secondo la magistratura.
Vediamo di fare un po’ di chiarezza
Il 17 aprile 2017 Liliana Ordinanza ha ucciso Medhi Chairi, e le circostanze in cui è avvenuto il fatto sono poco chiare perché la stessa Liliana, invece che rivolgersi ai carabinieri dopo il presunto stupro e omicidio, era fuggita con l’auto del morto. Fermata con l’accuso di furto d’auto ha inizialmente negato alcun coinvolgimento nell’omicidio di Medhi, per poi raccontare una versione che non ha convinto la magistratura in alcuna maniera, e difatti nel 2017 la giovane era stata condannata a 19 anni di carcere, non 14.
Secondo Liliana, dopo aver passato la notte tra alcol e droga e aver avuto un rapporto sessuale con Medhi la ragazza avrebbe cercato di andare via dalla casa, trovando la porta chiusa. A quel punto avrebbe preso due coltelli in cucina e avrebbe intimato a Medhi di aprirle la porta, ne è nata una colluttazione che è finita con la morte di Medhi. La donna fu arrestata qualche giorno dopo, inizialmente con l’accusa di furto. Durante gli interrogatori, durati un giorno e mezzo, è venuta fuori la sua versione, presa con le pinze dalla magistratura.
Su alcune testate online che nel corso di questi anni hanno preso la difesa della donna viene riportato che una volta portata in ospedale per le verifiche del caso si siano trovati tagli sulle mani, prova delle violenze di Medhi, ma evitano di spiegare che si tratta di ferite e tagli analizzati alcuni giorni dopo.
Dare titoli come quello di Treviso Today senza spiegare tutti questi elementi è pessimo giornalismo. La domanda che mi viene da fare, e a cui non vedo risposta su nessuna delle testate che prendono le difese della 28enne è semplice: perché la donna non si è rivolta subito alle Forze dell’Ordine, denunciando lo stupro, il tentativo di sequestro e la sua reazione difensiva?
Io, ve lo ricordo, sono solo un fact-checker, e non posso dirvi cose che non siano state già riportate da altri. Ma chi ha in tasca il tesserino da giornalista dovrebbe smettere di riportare la versione dell’avvocato della difesa e basta, e cercare di raccontare tutto, lasciando eventualmente che il lettore si faccia la propria idea, ma sulla base di fatti, non di opinioni di parte.
maicolengel at butac punto it
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