L’invasione dell’Ucraina e il paradosso Rangeloni

In fuga dal mainstream verso il mono-stream di propaganda

Quanto segue è un articolo scritto da un nuovo collaboratore di BUTAC. anDREAM, questo lo pseudonimo con cui firma, ci ha scritto qualche settimana fa rendendosi disponibile ad aiutarci nel complesso compito di raccontare quanto succede nel mondo cercando di essere il più possibile super partes e corretti. L’articolo che ha scritto come sua prima prova ci è piaciuto molto anche se non è un classico fact-checking, ma più un approfondimento su come funziona una certa propaganda cavalcata da tante testate che si definiscono di controinformazione, alcune delle quali ormai sono a loro volta mainstream per la grande fetta di pubblico che raggiungono.

Sperando possiate apprezzare anche voi questa nuova collaborazione.

maicolengel


Il web, si sa, offre innumerevoli occasioni di fuggire da quella che viene definita negli ambienti complottisti la “narrazione mainstream”. A volte questa diviene una vera e propria fuga dalla realtà, ma quelli sono casi limite. Così capita molto più spesso che, pur di ascoltare una “voce fuori dal coro”, alla ricerca spasmodica di qualcuno che faccia “informazione libera” e che non ripeta ciò che le prime pagine dei nostri giornali “completamente uniformate” vanno ripetendo (guai a leggere le pagine interne, attenzione, o a comprare giornali specializzati, si potrebbero trovare degli approfondimenti e non si potrebbe più dire che “sono tutti uguali” e che “nessuno ci dice la verità”) si rischia quindi di finire proprio dritti nella bocca del lupo.

La propaganda del Cremlino, a proposito di voci fuori dal coro, non lascia certo spazio a interpretazioni alternative della realtà: propaganda è per definizione qualcosa di monolitico e la Russia di Putin non è certo un podio da cui dare lezioni sul pluralismo e la libertà di parola (chiedete pure agli oppositori di Putin, se ne trovate di ancora vivi a Mosca).

Recentemente alcuni canali come Byoblu e come il meno celebre MePiù (testata “indipendente” di “controinformazione” in cui si trovano ex militari, teorie che passano da ipnosi collettiva a occulte sette neosocialiste made in UK, alieni, guerra batteriologica e 63.000 iscritti al canale) stanno ospitando l’inviato dal Donbass Vittorio Rangeloni come ospite fisso per aggiornamenti sulla crisi in Ucraina.

Chi è Vittorio Rangeloni?

Vittorio è un ragazzo di Lecco che nel 2015 ha messo insieme tremila euro e “ha deciso di cercare la verità”, cioè di partire per il Donbass con l’obiettivo di raccontare un conflitto di cui, qui da noi, si parlava poco. La sua missione: essere un reporter indipendente, una voce fuori dal coro che racconta la guerra dal fronte.

Fino al 2018 Vittorio ha lavorato per una agenzia che si chiama DONi, di proprietà di Janus Putkonen, personaggio che così viene descritto dalla Ukraine Crisis Media Center:

A propagandist of Finnish origin, Putkonen is one of the local warlords at the Moscow’s information front, tasked with spreading pro-Kremlin disinformation first via DONi News, then through MV-lehti, a media focused on “a mixture of anti-Ukrainian messaging with anti-Western conspiracy theories”.

In un articolo su VICE del 2016, Jake Hanrahan (un reporter inglese che ha scritto del Donbass sia parlando con le forze Ucraine che, appunto, con i separatisti), ci racconta di avere incontrato in un hotel a Donetsk, durante il suo reportage, l’allora quarantaduenne Putkonen e Rangeloni, che allora aveva solo ventiquattro anni.

Di Putkonen ci offre un brevissimo ritratto: un omone molto grosso, spalle larghe e capelli all’indietro, non parla una parola di russo né di ucraino e non ha intenzione di imparare nessuna delle due lingue. Si fa accompagnare da una certa Maria, nel ruolo di assistente-traduttrice-girlfriend, e da questo giovane “comunista“ italiano.

Da qui in poi il reporter di VICE partirà per un breve “tour” in cui Rangeloni lo accompagnerà – come fixer – per farsi un’idea del conflitto in Donbass. Hanrhan descrive il giovane italiano così:

Rangeloni was quite romantic about the DNR. He’d grown up in Italy, with a Russian mother who taught him that the Soviet Union was a great place. He’d been indoctrinated with communism from an early age, and jumped at the chance to move to the DNR once it declared independence. He said he was there to spread the truth of their situation, even if he did constantly deny that the Russians were directly involved.

Dal 2018, quando Putkonen torna in patria per aprire nuovi media per una narrazione anti-ucraina, anti-Soros e per (fonte Wikipedia) reclutare finlandesi per la guerra nell’Ucraina orientale per la parte russa, il nostro Rangeloni resta a Donetsk a seguire il conflitto e scrivere il suo libro sul Donbass (edito da L’Idrovolante edizioni).

Per otto anni resta quindi al fianco dei separatisti della DNR, vivendo in una Donetsk in guerra continua con Kyiv, intrecciando sincere amicizie con persone del posto e con miliziani separatisti anche italiani, come il famoso “Spartaco”, soldato bresciano votato a questa stessa causa, vero e proprio idolo dei followers del canale telegram di Vittorio Rangeloni.

(Spartaco, berretto della Folgore e fucile d’assalto in mano, ama ripetere nelle interviste questa frase: “Se ci fosse la rivoluzione in Italia tornerei immediatamente”. Brividi)

Le notizie dal Donbass

Intendiamoci, sarebbe inutile e controproducente a questo punto negare la realtà dei morti, della disperazione, dei drammi concreti delle famiglie e dei bambini di cui ci parla Rangeloni. Sono drammi orribili che non sono certo meno reali di quelli dall’altro lato del fronte. La guerra è una cosa psicologicamente devastante e illogica e il conflitto nelle province separatiste che Rangeloni e i suoi amici hanno vissuto sono difficilmente comprensibili dal divano di casa nostra, non sarebbe intellettualmente onesto dire il contrario. Il punto però è che bisogna tenere molto ben presente che in questa narrazione, quella di una guerra vista da un unico lato del fronte, non esiste possibilità di una visione di insieme e la lettura è assolutamente univoca: esiste un nemico ed è l’incarnazione del male assoluto. Esistono notizie che arrivano, e quelle da prendere per vere arrivano da un lato solo.

Basta scorrere indietro il feed del canale telegram di Rangeloni per farsi un’idea di come la lettura degli eventi di cui lui e i suoi prossimi sono testimoni sia completamente intrisa di propaganda russa. Le notizie che ribatte giorno dopo giorno da otto anni sul suo feed sono la traduzione delle notizie dei media russi, intervallate qui e là da suoi sfoghi contro il mainstream, contro l’occidente, contro Kyiv o da interviste a miliziani, riprese di auto bruciate, inquadrature di crateri lasciati dagli esplosivi. A Rangeloni bisogna concedere molta più serietà di chi lo ospita nei suoi canali tra un video sulla dittatura tecnosanitaria e uno speciale suglialieni, lui ci crede fermamente, si limita a raccontare quel che vede dal suo lato. Bisogna concordargli anche più onestà intellettuale di molti dei suoi followers che insultano chiunque provi a mettere in dubbio questa visione, o che esultano per la morte del povero David Sassoli, per dirne una. Consapevolmente o meno, Rangeloni, con la sua foto profilo in divisa, l’elmetto e il santino di Putin sullo sfondo, sembra più una vittima della propaganda che un suo alfiere. Ciò di cui si è nutrito per tutta la sua vita viene da quel punto di vista, e non è assolutamente detto che lo stesso suo romanticismo sia stato la molla che ha affascinato molti suoi compatrioti che sono andati lassù per combattere da un lato e dall’altro di quella stessa linea del fronte. L’impressione è invece che si sia trovato in mezzo a gente che aveva molta più sete di guerra e di violenza di lui.

Dal 24 febbraio in poi, sul feed di Rangeloni non esiste invasione, ma una guerra di liberazione, non esiste un popolo ucraino che si sente europeo, ma solo soldati nemici, i soldati di Kyiv e la Nato alle loro spalle. Non esiste quasi nemmeno la Russia, paradossalmente non viene quasi mai nominata, perché la guerra vista dagli occhi di Rangeloni è una guerra delle milizie separatiste contro Kyiv, e sono questi i soldati con cui lui parla e condivide esperienze sul fronte che protegge una città in cui le notizie che vengono prese per vere sono quelle di quella parte.

La propaganda russa ha una risposta a tutto, compresa la lettura opposta di ogni notizia che viene dall’altra (la nostra) parte. Esiste un vero e proprio debunking russo, come il sito “Guerra ai Falsi”[*], collegato a un canale Telegram con 700.000 iscritti che nega la strage nell’ospedale di Mariupol, che racconta che l’assedio nelle città è opera di Kyiv, che dice che sono gli ucraini – e non i russi – che non lasciano uscire i civili attraverso i corridoi umanitari, che li vogliono infatti trattenere reclusi in città per usarli come scudi umani. Gli aiuti umanitari che vede Rangeloni sono quelli dalla parte russa, e i profughi che vede arrivare da quel lato sono profughi che fuggono verso la madre Russia, come se oltre quella trincea ci fosse una nebbia ideologica che impedisce di capire cosa succede dall’altra parte. I giornali occidentali infatti, si sa, non sono attendibili, perché dovrebbero dirci la verità? Deve essere necessariamente tutto falso.

Come dicono gli esperti, praticamente all’unanimità, questa è soprattutto una guerra di propaganda. Se siete alla ricerca di certezze, eccovi servita la propaganda russa. Solo vi chiederei un favore: non veniteci a raccontare – mai più – di pensiero unico, o di informazione libera. Non da quel pulpito. Non c’è proprio nulla di libero nel cervello di qualcuno che è in guerra e che imbraccia un fucile.

anDREAM

Questo approfondimento fa parte di una serie di tre articoli. Trovate qui la seconda parte e qui la terza.

[*] L’8 agosto PolitiFact ha pubblicato un report sul sito “War on fakes”, reperibile qui, in cui definisce i fact-checking sul sito “notizie di disinformazione pro-Russia infarcite di falsità sulla situazione in Ucraina” e spiega che “molti degli articoli sono tentativi per far ricadere sull’Ucraina la responsabilità delle atrocità compiute dalla Russia” tramite “ben note tecniche di propaganda russa: incoerenza, affermazioni numerose e ripetute, dichiarazioni palesemente false” allo scopo di “confondere i lettori che cercano di capire quanto sta accadendo in Ucraina”.

Fonti

https://www.vice.com/en/article/ppa8pz/jake-hanrahan-ukraine-donetsk

https://uacrisis.org/en/the-curious-case-of-janus-putkonen-how-propaganda-abroad-becomes-a-threat-at-home

https://uacrisis.org/en/the-curious-case-of-janus-putkonen-the-sequel-finnish-case-of-russian-disinformation-continues

https://fi.wikipedia.org/wiki/Janus_Putkonen

Telegram Rangeloni https://t.me/vn_rangeloni

Telegram Guerra ai falsi https://t.me/warfakes

Video su MePiù https://www.youtube.com/watch?app=desktop&v=qOIpi4X7ORA

Rangeloni intervista Spartaco nel 2015 https://www.youtube.com/watch?v=XW2dpKKXx7k&t=61s


Se ti è piaciuto l’articolo, sostienici su Patreon o su PayPal! Può bastare anche il costo di un caffè!
Un altro modo per sostenerci è acquistare uno dei libri consigliati sulla nostra pagina Amazon, la trovi qui.