Vaccini e sicurezza, una nuova “ammissione”
Informazioni rese note fin dall'inizio della pandemia, ma che a moltissimi giornalisti indipendenti sono sfuggite fino a oggi
Il 18 settembre 2025 su L’Indipendente, con la firma di Enrica Perucchietti, è stato pubblicato un articolo dal titolo:
La Commissione UE ammette: vaccini Covid rilasciati senza dati sulla sicurezza completi
Si tratta di un articolo che mischia elementi veri con semplificazioni e libere interpretazioni tipiche di una certa narrazione “post-pandemia”, come abbiamo visto in precedenti fact-check.
Cosa c’è di vero
Nessuno ha mai nascosto che la Commissione Europea e l’EMA abbiano effettivamente concesso autorizzazioni all’immissione in commercio dei vaccini condizionate (CMA Conditional Marketing Authorisations). Si tratta di uno strumento regolatorio che esiste da anni, e non viene usato solo per i vaccini, è stato infatti usato ad esempio per farmaci di ambito oncologico o per malattie rare. Si tratta di un dispositivo che permette ai farmaci di venire approvati quando i benefici superano i rischi, pur mancando alcuni dati sugli effetti a lungo termine, ma a patto che il produttore fornisca i dati mancanti entro una scadenza precisa. Non è un sistema per dare il via libera senza dati a sostegno, come l’articolo di Perucchietti sembra voler dare a intendere, ma un iter accelerato con vincoli molto rigidi.
La rolling review è il metodo con cui l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) valutava i dati via via che arrivavano invece che attendere la conclusione di tutti gli studi: si tratta di un sistema usato proprio nelle emergenze.
Anche la dichiarazione di Janine Small al Parlamento Europeo del 2022 – di cui ci siamo già occupati a suo tempo – è vera: il vaccino inizialmente non era stato testato per prevenire la trasmissione, ma per evitare l’aggravarsi della malattia sintomatica. Solo successivamente all’immissione in commercio i dati hanno potuto confermare che il vaccino anti-COVID dava ottimi risultati pure nel limitare il contagio, anche se non lo fermava completamente.
E infine confermiamo che i contratti stipulati con le case farmaceutiche contengono clausole in cui si ammette che il prodotto era sviluppato in tempi accelerati e che c’erano incertezze, motivo per cui gli Stati membri si assumevano parte dei rischi finanziari. Ma sono tutte cose note, assolutamente trasparenti già all’epoca – almeno se ci si informava su media affidabili e autorevoli.
Cosa c’è di fuorviante
Beh, già il titolo è fuorviante: fa credere che si tratti di una novità, di un’ammissione recente, quando invece già a dicembre 2020 era noto che le CMA fossero concesse senza un dossier completo. Tutte infomazioni che all’epoca venivano fornite nei comunicati stampa di EMA e della Commissione Europea, ma forse Perucchietti e i suoi lettori preferivano informarsi in modo diverso.
Perucchietti scrive:
L’urgenza della pandemia è stata usata come giustificazione, ma il risultato è stato un dossier incompleto, con test condotti di fatto sulla pelle della popolazione.
Ma è disinformazione, come già spiegato più e più volte: i vaccini sono stati testati in trial clinici di fase 1–3 su decine di migliaia di persone prima dell’approvazione. Mancavano i dati di follow-up pluriennali (impossibili in un’emergenza), ma non significa che i cittadini siano stati usati come cavie senza alcuna base scientifica.
Non è vero che sono stati abbassati gli standard regolatori, sono stati applicati in forma condizionata con l’obbligo per i produttori di fornire aggiornamenti periodici. Aggiornamenti che venivano regolarmente pubblicati dall’EMA in forma assolutamente trasparente.
E a proposito di trasparenza, ecco l’altra accusa nell’articolo de L’Indipendente: la mancanza di trasparenza. La Commissione ha pubblicato i contratti con le case farmaceutiche – redatti e in parte oscurati per ragioni puramente commerciali – e l’EMA ha regolarmente reso disponibili e pubblici i rapporti scientifici. Per quanto è stato possibile, dalla fase di studio dei vaccini a quella legata alla distribuzione l’approccio è stato trasparente. Sostenere, come fa Perucchietti, l’assenza totale di trasparenza è disinformare; che non tutto fosse comunicato in modo chiaro può essere, ma un’affermazione del genere è esagerare nell’altro senso.
Infine l’accusa che ci sia un “muro di gomma sugli effetti avversi” è sbagliata. Esistono sistemi di farmacovigilanza che hanno raccolto dati (e lo fanno tutt’ora) pubblicando quanto si evince dalla lettura degli stessi con un po’ di ritardo dovuto all’analisi, ma con regolarità.
Concludendo
Quello che L’Indipendente spaccia per rivelazione non è altro che una rilettura distorta di fatti già noti da quasi cinque anni. È un modo per mantenere viva una narrativa complottista: presentare come “shock” ciò che era pubblico fin dall’inizio, insinuando che i cittadini siano stati ingannati.
Non è giornalismo, è strategia disinformativa.
Non crediamo di poter aggiungere altro.
redazione at butac punto it
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