WORLD PASTA DAY, Le curiosità quando si parla del consumo di pasta

In occasione del prossimo World Pasta Day continuiamo nel nostro percorso ad analizzare bufale, leggende urbane, luoghi comuni e disinformazione su pasta e grano.

Quest’anno il tema del World pasta Day cade a fagiolo, visto che si parlerà di “Contaminazioni culturali nella preparazione della pasta” e allora noi di BUTAC, sempre con l’aiuto di Unione Italiana Food e Divella (i primi in quanto organizzatori i secondi in quanto partecipanti) abbiamo deciso di sfatare un altro mito, quello che vede l’Italia come il paese della pasta.

State calmi, non c’è dubbio, l’Italia è il paese al mondo che ne consuma in assoluto di più. Siamo gli unici a superare i 20 chili a testa all’anno, ma in classifica, dietro di noi ci sono alcuni paesi che non mi sarei aspettato. Il problema è che spesso noi pensiamo solo alla pasta intesa come quella che mangiamo in Italia, ed è vero, spesso all’estero si mangia pasta di derivazione italiana. Ma spesso non significa sempre.

Partiamo dalla classifica, l’unica che mi è sembrata autorevole tra le tante che ho trovato online è quella di UNAFPA, ovvero Union of the Organizations of Manufacturers of Pasta Products in the E.U. ed è una classifica per me abbastanza sorprendente:

Pasta classifica
Fonte: UN.A.F.P.A.

Noi arriviamo a 23,5 chili (dato aggiornato al 2021) ma Tunisia e Venezuela non scherzano affatto, 17 per la Tunisia e 15 per il Venezuela. La cosa che mi ha lasciato più sorpreso è che in Tunisia questo consumo di pasta è legato al cercare di risparmiare. La pasta per i tunisini è il piatto più comodo per far fronte alla crisi economica. La società di statistica tunisina Sigma Konsai, in un articolo su Al Araby, racconta:

L’aumento del consumo di pasta indica l’escalation della crisi sociale e l’aumento della povertà in Tunisia, che richiede uno spostamento delle abitudini alimentari verso piatti meno costosi.

Quindi in Tunisia se ne consuma tanta perché è visto come un cibo buono ed economico, adatto a tutti, di facile preparazione, nell’articolo in arabo mi ha fatto molto sorridere la risposta alla domanda su come cucina la pasta una donna tunisina:

Cuocio vari formati di pasta secondo le capacità che ho. La cucino da bugiarda, cioè senza carne…

La pasta cucinata da bugiarda, ovvero senza un sugo con la carne, è un modo di dire che si sua anche da noi con ricette che prevedevano la carne, a che non l’hanno.

Dopo l’Italia e Tunisia c’è il Venezuela. Che, secondo i Venezuelani fino al 2014 era saldo in seconda posizione, con una media (all’epoca) di 13 chili annuali a testa. 13 che sono diventati 15 nel 2021. Narra la leggenda che nel 1955 Susana Dujim, appena eletta Miss Mondo avesse telefonato a casa dicendo che voleva mangiare gli “spaghetti con i fagioli”.

Ma la storia che ho trovato più curiosa e che non conoscevo è quella su Thomas Jefferson, terzo presidente degli Stati Uniti. Il paese è solo ottavo nella classifica per consumo di pasta, ma negli States la pasta ha trovato successo anche grazie a Jefferson che nel lontano 1793 si era fatto spedire a Monticello dove risiedeva una macchina per fare la pasta. Testimonianza di questa sua passione sono le note, con disegno della macchina di cui parliamo, lasciate da Jefferson, note che riportano:

Thomas Jefferson e i macaroniThe best maccaroni in Italy is made with a particular sort of flour called Semola, in Naples: but in almost every shop a different sort of flour is commonly used; for, provided the flour be of a good quality, and not ground extremely fine, it will always do very well. A paste is made with flour, water and less yeast than is used for making bread. This paste is then put, by little at a time, viz. about 5. or 6. lb. each time into a round iron box ABC, the under part of which is perforated with holes, through which the paste, when pressed by the screw DEF, comes out, and forms the Maccaroni g.g.g. which, when sufficiently long, are cut and spread to dry.

E sempre da queste note scopriamo che la colpa dell’uso del termine maccaroni per identificare gli
spaghetti è da addossare proprio a Jefferson, che usava quella parola per indicare genericamente la pasta. Il termine poi ha trovato spazio anche all’estero, se pensiamo che in Tunisia si parla di makrouna per identificare gli spaghetti, e makrouna viene proprio dal maccaroni americano. Maccaroni che noi conosciamo bene anche grazie all’Albertone nazionale:

Insomma, quanto sopra è per capire una volta per tutte che magari siamo quelli che ne mangiano di più, magari siamo quelli che l’hanno esportata nel mondo nel corso dei secoli, ma siccome in certi paesi sono circa trecento anni che si usa la pasta come da noi non è detto che anche loro, a volte, possano dire la propria su come cucinarla.

maicolengel at butac punto it