Berlusconi, il lutto nazionale e i funerali di Stato

Facciamo chiarezza sulla questione dei funerali di Stato e il lutto nazionale concessi a Silvio Berlusconi

Le polemiche sui funerali di Stato per Berlusconi sono cominciate appena ne è stata data notizia. Tra funerali di Stato e lutto nazionale era abbastanza palese che succedesse, quello però che è importante è appunto verificare i fatti.

In Italia i funerali di Stato sono previsti per i presidenti degli organi costituzionali: al presidente della Repubblica, al presidente del Consiglio, ai presidenti del Senato, della Camera dei deputati e della Corte costituzionale. Berlusconi è stato il presidente del Consiglio che ha ricoperto il ruolo per più giorni, 3339, sia chiaro, ne avrebbe avuto diritto anche fosse stato in carica solo 123 giorni come Fernando Tambroni. Berlusconi, secondo regolamento, ha diritto ai Funerali di Stato, che sulla carta possono prevedere anche il lutto nazionale, sta al governo in carica decidere che fare.

Come spiegato sui siti istituzionali:

La ufficialità della cerimonia funebre prevede:

    • il feretro contornato da sei carabinieri in alta uniforme, o appartenenti allo stesso Corpo dello scomparso;
    • onori militari al feretro all’ingresso del luogo della cerimonia e all’uscita;
    • la presenza di un rappresentante del Governo;
    • una orazione commemorativa ufficiale;
    • altri adempimenti eventualmente disposti dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

E’ dichiarato il lutto pubblico nazionale o locale secondo le modalità e i contenuti indicati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Come spiega il Post va ricordato che:

…in passato quasi tutti gli ex presidenti del Consiglio, o le loro famiglie, hanno preferito funerali in forma privata. Gli unici ad avere funerali di Stato prima di Berlusconi furono Giovanni Spadolini nel 1994, Amintore Fanfani nel 1999 e Giovanni Leone nel 2001 (Leone era stato anche presidente della Repubblica).

E sempre su Il Post riportano che:

Il lutto nazionale viene dichiarato solitamente per eventi di particolare gravità (come i disastri naturali) o per la morte di personaggi particolarmente importanti per l’Italia, come i presidenti della Repubblica: di recente è stato dichiarato un giorno di lutto nazionale per le alluvioni in Emilia-Romagna, per esempio, e in passato anche per la morte di diversi papi.

Non era però mai successo nella storia della Repubblica che venisse dichiarato il lutto nazionale per la morte di un ex presidente del Consiglio: fanno eccezione solo Carlo Azeglio Ciampi e Giovanni Leone, che però a differenza di Berlusconi erano stati anche presidenti della Repubblica.

Il 13 giugno, fonte La Repubblica, era uscita la notizia che Camera e Senato sarebbero stati fermi per una settimana di lutto, ma secondo quanto riportato da Pagella Politica era una mezza bufala:

Fonti della Camera dei deputati hanno infatti spiegato a Pagella Politica che le attività alla Camera riprenderanno giovedì 15 giugno, il giorno dopo i funerali di Stato di Berlusconi, che si terranno nel Duomo di Milano. Giovedì alle ore 15 è in programma in aula la discussione di quattro mozioni parlamentari sull’adeguatezza dei trattamenti previdenziali e sull’importo delle pensioni minime.

Infine un minuscolo appunto in chiusura, c’è una vignetta che è stata condivisa da tanti, una vignetta che appunto fa riferimento a questa polemica, ma non avendone chiesto il permesso all’autore ve la riporto da un tweet. Nella vignetta vediamo Falcone e Borsellino che su una nuvola commentano la morte di Berlusconi, e la scelta dei funerali di Stato. Borsellino chiede a Falcone:

Senti Giovà ma per te, hanno mica proclamato il lutto nazionale?

E Falcone risponde:

Ovviamente no, Paolo.

E questa informazione è corretta, per nessuno dei due è stato dichiarato il lutto nazionale. In compenso per Falcone ci risulta siano stati fatti funerali di Stato, ma non per Borsellino. Oltretutto i funerali per Falcone sollevarono polemiche: ai palermitani non piaceva che ci fosse la chiesa piena di personalità politiche che a loro dire erano colpevoli di quanto successo al magistrato antimafia.

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