Bufale sulla Leopolda
Partiamo subito con una premessa che è anche una promessa, e scusate il gioco di parole: Butac non si occupa di politica.
A noi interessano solo le bufale, ma inevitabilmente incappiamo anche in quelle direttamente o indirettamente legate alla politica, e puntualmente veniamo accusati di stare politicamente “di qua” oppure “di là” a seconda dei contenuti demistificati. Precisiamo quindi per tutti coloro che ci accusano di partigianeria politica e sottolineandolo a chiare lettere che
Le bufale non sono né di destra né di sinistra
ma sono quasi sempre contro la coalizione del Presidente del Consiglio, l’altro ieri Berlusconi, ieri Monti, oggi Renzi. Se domani andassi io al Governo, le bufale sarebbero contro di me.
Insomma, avrete già intuito che odio occuparmi di aspetti politici perché è un po’ come per l’arbitro dover concedere il rigore: per una curva sarà inesorabilmente cornuto, mentre per quella opposta sarà il più bravo arbitro del mondo. E ovviamente invertendo il rigore, si invertono i giudizi delle tifoserie.
Siccome come voi potete ben capire non è facile fare l’arbitro, vi prego di avere il massimo rispetto per la nostra professione, evitando stupidi commenti parafrasabili in “arbitro cornuto” che ovviamente non servono a nulla se non a evidenziare la vostra maleducazione ed ignoranza.
Ed ora andiamo a vedere cosa ci hanno segnalato diversi lettori/lettrici: si tratta di un post di Adriano Valente su Facebook che ha ottenuto parecchie condivisioni e like, rispettivamente 818 e 384.
Questa è la foto di Paolo, abita a Firenze, è un ricercatore di laboratorio e un padre di famiglia. Sabato scorso manifestava civilmente a Firenze e voleva arrivare a portare il suo dissenso alla Leopolda. Chi ha dato l’ordine di conciarlo così è pagato con le nostre tasse e con le tasse di Paolo e non dovrebbe essere lì per picchiare Paolo per farlo tacere, ma per difendere l’articolo 21 che sancisce la libertà di manifestare il proprio pensiero e le proprie idee in maniera pacifica. – ( A V )
In pratica si denuncia un abuso delle Forze dell’ordine che, pagate con il denaro pubblico cioè il nostro, avrebbero pestato a torto il presunto Paolo di Firenze.
Ora, molto sinceramente, c’erano mille modi per fare una simile denuncia, ma quello perpetrato da Adriano Valente è il peggiore possibile, semplicemente perché è falso, quindi controproducente.
Inventarsi storielle, favole e barzellette varie equivale a perdere credibilità. Non che un utente Facebook in quanto tale debba gioco forza averne, ma in questo caso chi perde di credibilità è tutto il Movimento 5 Stelle, in quanto l’autore del post si definisce simpatizzante e/o attivista, com’egli stesso dichiara sulle informazioni della sua pagina Facebook aperta a tutti. Pagina con tanto di foto di copertina che lo ritrae assieme a Beppe Grillo e con lista di amici in forte presenza di dichiarantisi pentastellati.
Siccome non è la prima volta che ci occupiamo di bufale riconducibili all’ambiente dell’M5S (una tra tutte quella del parcheggio più grande d’Europa) la nostra domanda è:
Perché un movimento politico giovane, dinamico e attivo, così fortemente incentrato sulla chiarezza e sull’onestà, deve accettare seguaci che fanno ricorso a queste bufale gettando tutto alle ortiche e perdendo quindi in credibilità?
Oltretutto visto quanto il Movimento 5 Stelle è attivo in rete basterebbe che venisse aperta una sezione sul blog ufficiale dove, esattamente come facciamo su Butac, si evidenziassero le bufale create o diffuse da attivisti 5stelle, spiegando che NON SONO DA CONDIVIDERE in quanto notizie false.
Certo, perché chi non si beve le bugie raccontate avrà quantomeno un atteggiamento critico verso tale Movimento se permette che venga associato il proprio nome a tale condivisione di fuffa, mentre chi se le beve è vittima della disinformazione più aberrante, e sinceramente a me non andrebbe mica poi tanto bene scoprire che il partito o movimento per il quale voto, e a cui quindi do la mia fiducia, permetta che si apponga il suo logo su queste cazzate contando sull’ignoranza della gente che se le beve.
Perché il post di Adriano Valente è falso?
Innanzitutto specificare un art. 21 (e basta) equivale a dimostrare pubblica ignoranza: art. 21 di cosa?
- Codice civile? No: esso riguarda le deliberazioni dell’assemblea.
- Codice penale? Nemmeno perché riguarda(va) la pena di morte abolita nel Dopoguerra e dal 1994 anche dal codice militare.
- Codice stradale? Ancora no, perché esso riguarda le modalità sulle opere e cantieri stradali.
- Codice costituzionale? Finalmente lo abbiamo trovato: art. 21 della Costituzione che regola il diritto a manifestare. Esso però chiude con una frase molto chiara (e ovvia):
La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.
Da ciò se ne deduce che c’è una certa differenza tra un poliziotto che mi carica perché sto semplicemente urlando la mia indignazione e uno che invece mi carica perché vado a manifestare con molotov, mazze, caschi e sampietrini.
Comunque tutto quanto detto sino ad ora poco conta, perché nei fatti citati dal Valente:
- Non si tratta di Paolo di Firenze.
- Non è un ricercatore di laboratorio.
- Non è padre di famiglia.
- E non manifestava nemmeno a Firenze.
Niente fare: il nostro amico pentastellato ha perso 4 – 0. Ci ha provato ma non ne ha imbroccata una: forse credeva di avere a che fare con una massa di creduloni di cui nessuno va poi a verificare le sue dichiarazioni. Ma noi grandi seguaci di San Tommaso, che non ci fidiamo nemmeno della mamma (anche se non fa la rima) l’abbiamo fatto ed abbiamo trovato che…
L’immagine postata sopra non è di quel Paolo ferito alla Leopolda, ma di un manifestante ferito a Pavia, ovvero a quasi 300 km di distanza. È La Provincia Pavese che in un suo articolo pubblica le foto degli incidenti scoppiati tra un corteo di estrema destra che manifestava in memoria del militante Emanuele Zilli morto nel 1973, gruppi antifascisti che erano contro la manifestazione e le Forze dell’ordine. Gli episodi risalgono al 5 novembre scorso, e il ferito nella foto è il 53enne Paolo Walter Cattaneo docente del dipartimento di fisica dell’Università degli Studi di Pavia. Siccome solo il nome di battesimo Paolo coincide con la storiella pentastellata, il nostro Adriano Valente accorcia le distanze e si finisce 4 – 1.
Ordunque cosa vogliamo ulteriormente concludere ?
Credo nulla, se non ribadire il concetto secondo me più importante: sembra che il mondo politico tra le varie cose che continua a non capire abbia il problema della credibilità. Se oggi l’elettorato si lamenta della tanto famosa e citata mala politica nazionalpopolare, ritengo che la mancanza di credibilità, dopo la corruzione, ne sia la causa primaria.
Credibilità! Oltre all’onestà serve tanta credibilità, e questa non la si ottiene certo scrivendo puttanate: fanno bene i pentastellati ad urlare “onestà” ma è inutile farlo pubblicando poi bufale, perché viene a meno la credibilità e si perde tutto.
Lola Fox
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