La malinformazione alimentare tra banchi di scuola e municipi

Il fact-checking delle affermazioni nel volantino di Coldiretti sul cibo sintetico

Il modus operandi di quanto sta avvenendo l’avevamo già visto pre-pandemia con la disinformazione sul 5G: le associazioni che sostenevano fosse dannoso riuscivano a entrare nei consigli comunali e nelle scuole a fare allarmismo, al punto che sindaci e insegnanti si convincevano della bontà delle informazioni ricevute e, in certi casi, firmavano iniziative anti 5G.

Oggi il tema non è il 5G ma il “cibo sintetico” contro cui la Coldiretti, come avete già letto nel bellissimo articolo del prof Sergio Saia che abbiamo pubblicato a metà novembre, ha scatenato una pesante campagna mediatica e non solo.

Nelle scorse ore siete stati in tanti a segnalarci alcune immagini condivise dal profilo social di Coldiretti Vicenza, immagini che sembrano mostrare dei rappresentanti Coldiretti – o degli insegnanti, e la cosa sarebbe ancora più grave – parlare a dei giovani studenti, probabilmente liceali o delle medie visto che i volti sono stati censurati, quindi si presume siano minorenni.

Immagini come questa:

Che si passi per scuole e municipi a diffondere un messaggio che non ha nulla di scientifico è grave. Oggi vogliamo dare altro spazio alla corretta informazione in merito a quanto sostenuto da Coldiretti e lo facciamo grazie alle parole dell’admin della pagina social Scienziati, filosofi e altri animali che già in precedenza ci aveva mandato validi contributi da pubblicare su BUTAC.

Mettetevi comodi, ché ci sarà da leggere.


Il volantino di cui si parla è sempre lo stesso, quello che vedete in testa all’articolo.

Sintetico?

“Sintetico” è un termine che in uso comune indica “finto”, “artificiale”, ma le vitamine, la clorofilla, la cellulosa, l’emoglobina, la cheratina (unghie e capelli), la melanina ecc sono tutte sostanze sintetizzate da vegetali e animali. Tutte le molecole che non si assumono già fatte sono sintetizzate dagli organismi viventi: si dice proprio sintetizzare. Quindi non c’è niente di artificiale nei processi di – appunto – sintesi di quei cibi: in questo caso i prodotti in questione sono sintetizzati interamente a partire da materiale biologico e soprattutto da organismi viventi, come le sostanze di cui sopra. Dunque non è vero che sintetico significa artificiale: se sono artificiali quei processi, siamo sintetici tutti.

Del modo di usare le immagini per malinformare ne aveva già parlato il professor Saia nel precedente articolo. Ma anche su Scienziati, filosofi e altri animali non si è tardato a notare come il paragone tra i due lati del poster di Coldiretti fosse quanto di più scorretto: nell’immagine dal lato del “cibo sintetico” si vede ad esempio un tizio che indossa una tuta, con tanto di simbolo delle radiazioni, e la maschera antigas non ha nessun senso, è puro terrorismo. Difatti non vengono usate radiazioni di nessun genere e l’aria è respirabilissima. L’immagine, che è usata per impressionare, a partire dai colori mortiferi, non è collegabile in nessun modo a nessun processo utilizzato nella produzione, e già questo dovrebbe dare degli indizi su quanto purtroppo quel volantino stia disinformando, utilizzando note tecniche di manipolazioni dei fatti.

È prodotto in un bioreattore da cellule impazzite

“Reattore” viene da “reazione”, non da “radiazione” come cercano di far passare nel volantino di Coldiretti, per associazione probabilmente con “reattori nucleari”. Anche la respirazione, la digestione, la cottura dei cibi sono e causano reazioni chimiche. Un bioreattore è un contenitore chiuso in condizioni controllate in cui si mettono il materiale di partenza, dei batteri (come ad esempio nel caso dello yogurt), dei funghi e altri microrganismi utili all’occasione, e si lascia che avvenga la reazione che interessa. Chiunque abbia in casa una yogurtiera ha in casa un bioreattore, per capirci. E tutto lo yogurt in commercio è prodotto in bioreattori, lasciando lavorare il latte dai batteri. Batteri che sono i responsabili, insieme ai lieviti, anche dell’esistenza del vino, della birra, dei formaggi, del pane, per fare solo alcuni esempi. Avete mai visto gente vinificare o preparare la yogurtiera bardata come il tizio nell’immagine di Coldiretti?

Ma andiamo avanti, ché dopo il bioreattore ci sono le fantomatiche “cellule impazzite”! Il termine di per sé non significa niente, non ha nessun senso in ambito scientifico e nemmeno in altri ambiti. In linguaggio comune si usa “impazzite” per le cellule tumorali:  ma quelle all’interno dei bioreattori non possono essere cellule impazzite, per lo stesso motivo per cui i tumori sono patologie, cioè perché non sono controllabili. Fossero cellule non controllabili semplicemente non sarebbe possibile avere il prodotto desiderato. È un’espressione buttata lì a scopo terroristico per richiamare alla mente della gente i tumori, al pari del simbolo delle radiazioni e del tizio con la maschera antigas.

È dannoso per l’ambiente: consuma più energia e inquina di più!

Davvero? E perché? Non dico di dimostrarlo, ma almeno di spiegare perché. No, loro dicono che è dannoso per l’ambiente e bisogna crederci sulla parola. Non lo spiegano, perché non è vero. Premesso che attualmente i processi di sintesi su vasta scala non ci sono ancora, la spiegazione sul perché sarà vantaggioso per l’ambiente e consumerà meno energia è che non servirà mantenere in vita interi animali, che disperdono da metà al 90% dell’energia che traggono dal cibo per produrre ossa, pelle, parti varie non commestibili e per il loro metabolismo (respirare, mangiare, digerire, mantenere la temperatura, camminare eccetera).

Insomma, un’altra frase messa lì per fare effetto ma del tutto falsa: saranno invece molto utili all’ambiente, si consumerà meno energia e si inquinerà molto meno.

È rischioso per la salute umana

Anche su questa affermazione gli amici di Coldiretti non spiegano perché sarebbe rischioso. Ma non è proprio come la raccontano. La carne è rischiosa di suo: se ci si ingozza di salumi e si mangia una fiorentina al giorno, si rischiano patologie dell’apparato cardiocircolatorio e tumori di quello digerente. E non è che se la carne è prodotta da sola, senza il resto del manzo (o maiale, vitello, pollo…) sia più pericolosa, ma neanche meno.

È carne, sono cellule animali che sono state fatte moltiplicare in un bioreattore nutrendole direttamente invece di nutrire un intero animale per utilizzarne una sola parte (vedi punto precedente). Il latte “classico” viene sintetizzato dalle ghiandole mammarie dei mammiferi, da cellule che eseguono delle istruzioni codificate dal loro DNA. Quel DNA, quelle stesse istruzioni, sono state inserite in dei batteri, che non fanno altro che eseguirle come fanno le cellule delle ghiandole mammarie.

Pare incredibile? Beh, l’insulina in commercio è fatta con lo stesso sistema: invece di estrarla dal pancreas dei maiali, da molti anni ormai si fa fare a dei batteri. Stessa cosa per la renina, che è una componente fondamentale del caglio indispensabile a fare i formaggi: non si estrae più dallo stomaco di vitelli e agnelli, si fa fare a dei batteri. Quindi se fa schifo l’idea del latte “artificiale”, si dovrebbero anche evitare tutti i formaggi, no?

Sul latte “artificiale”, oltretutto, sempre su Scienziati, Filosofi e altri animali è stato pubblicato un ottimo post completo di fonti bibliografiche a firma Alessandro Popoli, che suggerisco a tutti di leggere, ma ovviamente chi ne avrebbe più bisogno è Coldiretti stessa. Il post di Popoli, per capire che non siamo di fronte a un estremista del prodotto “artificiale”, si conclude con queste parole:

Quello che ci si auspica è che questa tecnologia non diventi semplicemente un modo per produrre in maniera massiva prodotti caseari a basso costo distruggendo un intero comparto economico (che è già in grande sofferenza), quanto che dia la possibilità di ripensare alle nostre filiere alimentari verso una produzione più umana ed ecologica. La produzione di latte vaccino non deve scomparire, ma può diventare una realtà più locale, basata sulla qualità e il benessere animale piuttosto che sulla quantità.

Limita la libertà di scelta e omologa le scelte dei consumatori

Qui siamo di fronte a un problema, perché se da un lato potremmo dire che è in parte vera quest’affermazione di Coldiretti, dall’altra possiamo affermare con certezza che quanto sostenuto non è una novità, ma che la libertà di scelta del consumatore è limitata da almeno mezzo secolo. Il 90% delle varietà di frutta e verdura “di una volta” sono già scomparse dal grande commercio. Il motivo di questa scomparsa è dato dal fatto che erano svantaggiose da coltivare: bassa resa, veloce deperimento (oggi la frutta si trasporta per lunghe distanze e si immagazzina), costi colturali troppo alti (per esempio una varietà che matura la frutta a scalare richiede molti passaggi con poco raccolto ciascuno, e aumentano i costi di manodopera, che sono già l’80% del costo complessivo).

Non si può chiedere a nessuno di coltivare varietà che lo rendono perdente sul mercato. La stessa identica cosa vale per carne e latte: si allevano per il grande commercio solo pochissime razze (anzi per il latte una sola: la frisona). Quindi è falso, inutile e ridicolo dire che il cibo coltivato peggiorerà le cose da quel punto di vista, anzi potrebbe succedere proprio l’opposto.

Favorisce gli interessi di pochi che vogliono monopolizzare l’offerta di cibo nel mondo

Nessuno nega che esistano associazioni e federazioni di coltivatori o allevatori che, cercando di fare gli interessi dei propri associati, possano portare a certi monopoli. Dopotutto è esattamente quello che cerca di fare Coldiretti con le sue battaglie su grano, carne e altri prodotti.

Spezza lo straordinario legame che unisce cibo e natura

Lo sappiamo che per voi che ci leggete non è una novità, ma qui Coldiretti sta disinformando a piene mani, difatti è noto che oggigiorno in pratica non esiste una sola specie animale allevata che sia naturale. Polli, maiali, ovini, bovini: tutte razze modificate da una selezione fatta per avere solo quello che serve, montagne di carne o di latte. Alcune razze bovine sono state spinte a un estremo tale da non riuscire più a riprodursi e partorire naturalmente. Non parliamo poi dei polli da carne che sono addirittura ibridi di F1, cioè si ottengono fecondando le galline di una determinata razza con lo sperma dei galli di un’altra. Una generazione che non si riprodurrà mai  perché dopo tre mesi quei polli cominciano a non riuscire più a reggere il loro stesso peso, a respirare, mangiare ecc, e muoiono. Non sono animali nati per vivere ma per produrre più carne possibile nel minor tempo possibile. Di che legame con la natura si parla? Senza contare che per avere un legame bisognerebbe allevare gli animali, mungere le vacche o macellare i manzi: che legame c’è con la natura, in una vaschetta di polistirolo avvolta nel cellophane che contiene girello, spezzatino o svizzere?

Concludendo

Sostenere le proprie ragioni (economiche e commerciali) è legittimo; farlo in questo modo, inventando bugie e cercando di terrorizzare la gente sul nulla, è una ripugnante manipolazione. Ricordiamo che attualmente le tecniche di produzione di carne e latte artificiale non sono pronte, si devono mettere a punto i mezzi colturali e la loro produzione. Adesso si producono quantità troppo ridotte e a prezzi troppo alti per essere immessi sul mercato, ma è solo questione di tempo, e probabilmente non sarà molto, a giudicare da quanto fanno paura a Coldiretti.

Scienziati, filosofi e altri animali


Come BUTAC vorremmo ripetere che, se anche nel vostro Comune si fanno conferenze sul tema a cui partecipa Coldiretti, sappiate che non sono diverse da quelle che abbiamo visto negli anni passati su OGM o 5G, gli amministratori comunali che si lasciano spaventare o intimidire da questo genere di narrazioni sarebbe il caso che chiedessero ad esperti super partes di essere presenti a questi eventi per permettere perlomeno un dibattito equilibrato. Ricordando che a oggi la comunità scientifica sostiene il cibo sintetizzato come una delle strade per un futuro migliore.

redazione at butac punto it

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