Il pasticciaccio dei cani inselvatichiti
Un'interpellanza presentata senza essersi informati adeguatamente, e contestata con metodi un po' pressapochisti. Ed Elly Schlein buttata dentro a caso, così, de botto, senza senso
Su alcune testate, tra cui Libero Quotidiano, nei giorni scorsi sono apparsi articoli che raccontano di un’interpellanza parlamentare poco gradita agli animalisti. Il titolo su Libero:
Elly Schlein, il disastro dei cani randagi: tempesta su lady Pd
Articoli che riprendono quanto pubblicato sul sito di ENPA il 14 aprile, col titolo:
Enpa contro interpellanza PD: “Attenzione è un via libera a colpire lupi e cani randagi. Elly Schlein, è questo il “nuovo corso” che hai promesso agli italiani?
Questi articoli fanno riferimento a una specifica interpellanza parlamentare che non riporta da alcuna parte la firma di Elly Schlein, bensì quella di Chiara Braga e altri 14 co-firmatari e membri dello stesso gruppo parlamentare. Interpellanza che è stata scritta, a nostro avviso, senza essersi documentati a sufficienza.
Cosa critica ENPA
Nel testo di ENPA del 14 aprile leggiamo:
L’Ente Nazionale Protezione Animali lancia un allarme per la pericolosa interpellanza urgente presentata dal Pd, a prima firma della Capogruppo PD alla Camera, Chiara Braga, e discussa oggi dal deputato Stefano Vaccari che ha chiesto ai ministri dell’Agricoltura, della Salute e dell’Ambiente “quali misure si intenda adottare per arrivare all’eradicazione dei cani inselvatichiti”.
“E’ davvero sorprendente – afferma Enpa – che gli onorevoli del PD non sappiano dell’esistenza di una legge, la 281/91, finalizzata proprio alla prevenzione del randagismo. E che tale legge tutela gli animali d’affezione, vietando di uccidere ovvero “eradicare” i cani, randagi o inselvatichiti che siano.
“E’ curioso notare come il testo dell’interpellanza sia apparso sulla pagina ufficiale di una associazione di caccia, ancor prima di essere pubblicata dalla Camera dei Deputati, una procedura decisamente anomala che suscita molti punti interrogativi.
«Ricordiamo al Partito Democratico che se in molti territori del Nord la presenza dei randagi, cioè dei cani “inselvatichiti” citati nell’interpellanza, è praticamente nulla, il merito è proprio della corretta applicazione della legge 281. Viceversa, la sua mancanza ha alimentato la piaga del randagismo su vaste aree del Sud Italia. Dunque, invece di avanzare richieste finalizzate all’eradicazione dei randagi, meglio farebbe il PD a chiedere ai predetti ministeri quali misure prevedano di adottare per applicare integralmente e correttamente la 281».
Cosa dice l’interpellanza
Il testo completo potete trovarlo sul sito del Parlamento linkato sopra, ma vi riprendiamo le parti salienti dello stesso:
(…) sulla base del monitoraggio Ispra è emerso che un numero stimato intorno ai 950 esemplari di lupi si muove nelle regioni alpine, mentre sono quasi 2400 quelli distribuiti lungo il resto della penisola. Complessivamente in Italia si stima la presenza di circa 3300 lupi;
dalle analisi genetiche condotte sui campioni raccolti nell’area peninsulare sono stati identificati geneticamente 513 individui di lupo. Il 72,7 per cento non ha mostrato ai marcatori molecolari analizzati alcun segno genetico di ibridazione recente o antica con il cane domestico, l’11,7 per cento mostrava segni di ibridazione recente con il cane domestico, il 15,6 per cento hanno mostrato segni di più antica ibridazione;
(…) in Italia, inoltre, si stimano, fonte Ministero della salute, tra i 500-700 mila cani randagi. Un dato destinato a salire visto l’aumento esponenziale dei cani catturati e rinchiusi in strutture ad hoc;
in Europa, la potenziale ibridazione con il cane (Canis lupus familiaris) rappresenta una tra le principali minacce per la conservazione del lupo. L’ibridazione lupo x cane determina l’introduzione di geni non adattativi nella popolazione selvatica e può modificare l’identità genetica e, conseguentemente, l’ecologia, la morfologia, il comportamento, gli adattamenti, mettendo in pericolo il patrimonio genetico evoluto nel corso dei millenni e che ha permesso al lupo di sopravvivere e di adattarsi al mutamento delle condizioni ambientali;
la presenza di cani inselvatichiti e di ibridi in molte realtà rurali sta diventando insostenibile anche in virtù del fatto che l’eventuale predazione di bestiame non viene risarcita poiché non può essere accertato con sicurezza che sia avvenuto per responsabilità del lupo. Gli stessi veterinari che vengono interpellati in caso di danno non riescono a distinguere la causa della morte degli animali in quanto non si è in grado di distinguere se l’aggressione sia imputabile al lupo od al cane inselvatichito;
Il grassetto è nostro, ma lo trattiamo dopo. La parte sull’eradicazione dei cani inselvatichiti arriva solo a fine interpellanza:
…quali iniziative urgenti intendano intraprendere i Ministri interpellati, anche di concerto con gli enti locali e le regioni coinvolte, al fine di introdurre, sulla base del monitoraggio dell’Ispra, gli strumenti più idonei a garantire un giusto equilibrio tra la presenza del lupo e quella degli allevatori, per salvaguardare al tempo stesso le attività di reddito per le comunità locali e la conservazione e la valorizzazione delle peculiarità faunistiche ed ambientali del territorio;
quali iniziative urgenti, sempre in relazione a quanto esposto in premessa, stiano promuovendo i Ministri interpellati per prevenire e contrastare il fenomeno dell’ibridazione lupo-cane, quali siano stati fino ad oggi i risultati ottenuti e quali misure si intenda adottare per arrivare all’eradicazione dei cani inselvatichiti.
Come stanno le cose
La prima cosa da dire è che l’interpellanza spiega nelle sue premesse perché nelle conclusioni si parli di “eradicazione dei cani inselvatichiti”. Quelle ragioni vengono saltate a piè pari da ENPA. Ma l’interpellanza dal canto suo presenta un grave errore quando sostiene che:
l’eventuale predazione di bestiame non viene risarcita poiché non può essere accertato con sicurezza che sia avvenuto per responsabilità del lupo
Perché vedete, il comma 5 dell’articolo 3 della legge citata da ENPA riporta:
Al fine di tutelare il patrimonio zootecnico le regioni indennizzano gli imprenditori agricoli per le perdite di capi di bestiame causate da cani randagi o inselvatichiti, accertate dal servizio veterinario dell’unità sanitaria locale
Quindi non serve che il veterinario accerti che sia stato un lupo per indennizzare l’imprenditore agricolo che abbia avuto predazione di bestiame, l’indennizzo è previsto anche nel caso che il danno sia causato da cani randagi o inselvatichiti. Anche quanto spiega ENPA sul fatto che ci siano regioni in cui il randagismo viene contrastato efficacemente e altre in cui si fa poco in merito è corretto. Riportiamo dal sito del Ministero della Salute:
Negli ultimi venti anni in Italia sono state emanate diverse norme per la tutela degli animali da affezione e la lotta al randagismo. Tuttavia l’attività ispettiva e il monitoraggio effettuati sul territorio hanno messo in evidenza molte criticità sull’applicazione delle disposizioni vigenti.
Sul sito Kodàmi, dedicato alla diffusione della conoscenza del regno animale, leggiamo:
In una situazione come quella italiana vi è una grande disomogeneità territoriale. Il Nord è privo di gruppi di cani vaganti. Un individuo, spesso smarrito o abbandonato, è rapidamente catturato e portato in canile dove, a seconda del suo destino potrà ritrovare la sua famiglia, essere adottato o vi passerà parte della sua vita. Al Sud siamo catapultati invece in un’Italia totalmente diversa, con piccoli e grandi centri abitati che ospitano fin anche numerosi cani che si riproducono. Oltre i casi di abbandono, dunque, vi sono anche gruppi familiari o aggregati di randagi propriamente detti, a volte anche di generazioni. Abbiamo poi, i cani sterilizzati e reintrodotti sul territorio e numerosissimi sono i cani di proprietà lasciati incustoditi. Insomma, una varietà di popolazione canina, accomunata dalla “vita di strada”. Cosa differenzia le due realtà Nord-Sud è, da un lato, la qualità delle misure di prevenzione e controllo messe in atto negli anni, dall’altro, l’educazione, la civiltà e la sensibilità dei cittadini.
Come e perché le norme vengano disattese in specifiche aree del Paese è qualcosa che non spetta a noi giudicare, ma siccome la situazione è la stessa da anni – perlomeno da quando esiste la legge del 1991 – sarebbe forse il caso di cominciare a intervenire.
L’unico appunto che ci viene da fare a ENPA è che nel loro articolo riportano questa precisa accusa:
E’ curioso notare come il testo dell’interpellanza sia apparso sulla pagina ufficiale di una associazione di caccia, ancor prima di essere pubblicata dalla Camera dei Deputati, una procedura decisamente anomala che suscita molti punti interrogativi.
Non viene portato alcun link che dimostri quanto sostenuto e noi, cercando frasi della suddetta interpellanza, non troviamo altri siti che quelli ufficiali, dove il testo è stato pubblicato il 5 aprile 2023. Sarebbe interessante vedere su quale pagina sarebbe stato pubblicato, prima della data in cui è arrivato sul sito della Camera dei Deputati, perché al momento sui social ci risulta pubblicato sempre e soltanto dopo il 5 aprile. Come sempre le accuse andrebbero corredate di link a sostegno.
In tutto questo, comunque, non si è capito da dove sia uscito il nome di Elly Schlein.
redazione at butac punto it
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