Il pluralismo televisivo e il vittimismo ad hoc
Gianluigi Paragone ha necessità di far parlare di sé e del suo partito, specie dopo la batosta di non esser nemmeno riuscito a raccogliere le 250 firme a collegio per esser presente sulle schede degli italiani all’estero.
Quindi quale maniera migliore se non quella di lamentarsi che non gli viene dato sufficiente spazio in tv?
Titola MAG24:
Presenza in Tv vietata per Italexit di Gianluigi Paragone! L’allucinante e assurda decisione del Garante della comunicazione
Non c’è nulla di assurdo e allucinante, si tratta delle solite regole legate al pluralismo televisivo, regole che si applicano a tutti i partiti da più di 20 anni. La famosa “disciplina della par condicio”, introdotta nel 2000.
Nei 30 giorni che precedono le elezioni occorre rispettare specifiche regole per la presenza di personaggi politici in trasmissioni televisive. Come spiegato da Il Post che a fine agosto ha dedicato un lungo e interessante articolo al tema:
…le regole puntuali su come i media devono gestire la comunicazione politica vengono pubblicate in occasione di ogni nuova elezione nazionale, anche se fanno riferimento sempre allo stesso vecchio impianto. Le decidono l’AGCOM per le emittenti radiotelevisive private, e la Commissione parlamentare di vigilanza per la Rai per le emittenti pubbliche.
È probabile che i partiti più piccoli abbiano, sulle emittenti private, meno spazio, perché, come riportava sempre il Post:
…ci sono regole diverse tra Rai ed emittenti private. Per i notiziari sulle reti pubbliche infatti è prevista «la presenza paritaria» dei partiti. Per le emittenti private sono previste solo più generiche raccomandazioni di imparzialità, pluralità e obiettività ma non viene previsto che tutti i partiti, anche i più piccoli, abbiano gli stessi spazi.
Ma sono cose note da 22 anni, fare i sorpresi o le vittime serve solo a cercare di attirare le simpatie del proprio elettorato, ma è un prenderli in giro. Italexit come Italia Sovrana e Popolare o Vita sapevano fin da prima delle elezioni che sui canali privati non avrebbero avuto grandi spazi, lamentarsene ora è assolutamente inutile ai fini della protesta verso Agcom. Al massimo si può proporre una modifica alla legge in vigore. Perché è così che funziona la democrazia, non a suon di titoloni sui giornali fatti solo per soffiare sul fuoco dell’indignazione nazional popolare.
maicolengel at butac punto it
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