Il mistero del diritto di chiamata
Come sappiamo, l’Italia è un Paese per indignati. Se non sei indignato non sei nessuno, non stai vivendo davvero appieno la tua esperienza nel Bel Paese, perché indignarsi non è un piacere, ma un dovere. Agevoliamo il reperto:
Ecco a voi tutti un’altra vergogna italiana. con gente che non può pagare i farmaci per curarsi hanno emesso un decreto che ci obbliga a pagare una tassa addizionale che il più delle volte è maggiore del farmaco. perché in farmacia ci si va a fare shopping.
Come sempre un’immagine e tre righe di testo non possono spiegare un granché, ma molto è stato fatto perché le informazioni fossero le peggiori possibili. Al momento il post viaggia sopra le 5300 condivisioni, non so se definirlo virale, ma comincia a essere qualcosa. Innanzitutto vi presento una semplice formula per capire se quello che si sta scrivendo sia corretto o meno:
INFORMAZIONI CORRETTE + INFORMAZIONI SBAGLIATE = FUFFA
Smontiamo quanto scritto nel post nelle due parti principali:
ecco a voi tutti un’altra vergogna italiana
Quello che nello scontrino compare come Diritto Addizio(nale) non è un’esclusiva italiana, ma esiste anche in altri Paesi europei, come in Germania, dove costa €2,50:
Esiste anche in Belgio, dove costa € 5,04 (anche se a discrezione della farmacia):
Anche in Francia è presente, anche se in teoria sempre a discrezione della farmacia, ma è generalmente da €1,00 a €6,00:
Potrei anche andare avanti a cercare in altri Paesi, ma il concetto è chiaro: il diritto di chiamata non è esclusiva italiana. Proseguendo:
con gente che non può pagare i farmaci per curarsi hanno emesso un decreto che ci obbliga a pagare una tassa addizionale che il più delle volte è maggiore del farmaco.
“Che il più delle volte è maggiore del farmaco” è una supposizione dell’autore del post basato su quali dati? Non lo sapremo mai, in quanto immagino sia una affermazione sparata a caso per alzare l’asticella dell’indignazione. L’aver “emesso un decreto” è l’unica parte vera, ma, come vuole la tradizione, spiegata malissimo. Partiamo dall’inizio, e cioè dal fatto che è dal 1993 che si paga questa tassa addizionale, ovvero sono 25 anni che chi si reca in farmacia di notte paga di più. Si tratta del decreto ministeriale del 18 agosto 1993.
La novità di fine dicembre 2017 è che questa tariffa è stata aumentata e portata a €7.00 €7,50 dai €3,50 precedenti. Senza ombra di dubbio un aumento di oltre il 100% è sensibile, ed è legittimo anche lamentarsene fin quando lo si fa in maniera sana (cioè non con un post del genere). Stando a Federfarma il valore di questa tariffa sarebbe potuta aumentare ogni due anni – nel decreto questo non lo vedo scritto, ma è l’una di notte e magari è stato inserito successivamente in altre norme – però non è mai stata adeguata, se non nel passaggio da Lire a Euro, ovviamente.
Dettaglio non da poco però è che esistono dei casi dove questa tassa addizionale non viene pagata direttamente dal consumatore:
Inoltre, è bene precisare che il sovrapprezzo non si applica per tutti i medicinali; nel caso di urgente necessità, ossia quando il farmaco è prescritto in regime di SSN dalla Guardia Medica oppure dal medico su ricetta SSN (indicando però il carattere di urgenza), l’addizionale è a carico del Servizio Sanitario Nazionale e di conseguenza non grava sul cittadino.
Ovviamente se è a carico del Servizio Sanitario Nazionale non è corretto dire che “non grava sul cittadino”, in quanto l’SSN non fabbrica i soldi ma li prende dalle tasse dei cittadini, ma se avete una ricetta del medico o pronto soccorso o guardia medica che ne attesti l’urgenza non dovrete sborsarlo voi.
Per completezza di informazione, queste sono le tariffe complete e quando si applicano nel DM 22 settembre 2017:
Fare informazione utile e corretta a volte è facilissimo, ma è ancora più facile cercare di indignare gli onesti cittadini, perché altrimenti niente condivisioni virali. Il potere di indignare è uno dei più grandi che potete avere su internet.
Ricordatevi di amare col cuore, ma per tutto il resto di usare la testa.
neilperri @ butac.it
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