Perdere una gamba per colpa di un assorbente interno
Lauren Wasser e la sua “piccola gamba”
La modella e atleta americana Lauren Wasser, di 27 anni, ha perso una gamba a causa di uno shock tossico da stafilococco, o TSS, e per questo sta facendo causa alla Kimberly-Clark Corporation e alla marca di tamponi Kotex, che pare le abbiano causato tale gravissima sindrome.
La notizia è apparsa sotto forma di intervista esclusiva su Vice, circa una settimana fa, ottenendo grande risonanza a livello internazionale, ma gli eventi risalgono al 2012. Lauren ha cominciato a sentirsi male dopo una festa, con sintomi simili a quelli di un’influenza, e una volta tornata a casa “voleva solo dormire”. A cambiare l’assorbente, per quanto fosse un automatismo, non ha proprio pensato. Quando, dopo molto tempo (facendo un calcolo approssimativo della concatenazione degli eventi dovrebbero essere passate dalle 48 alle 72 ore, se non di più) l’hanno portata in ospedale, le sue condizioni erano talmente gravi che hanno finito per doverle amputare una gamba, e le dita dell’altro piede, a causa della cancrena. Proprio perché era priva di sensi non ha potuto comunicare subito che aveva un assorbente interno ancora inserito, e questo ovviamente ha peggiorato la situazione. Quando glielo hanno estratto erano ormai moltissime ore che il batterio proliferava all’interno del suo corpo.
L’intervista di Vice (qui in italiano) spiega che cos’è la sindrome da shock tossico e che cosa comporta. In poche parole, vi sono alcuni casi in cui il batterio stafilococco aureo, che può essere già naturalmente presente nella flora batterica vaginale, incontra le condizioni per proliferare fino a rilasciare un numero di tossine che il nostro organismo non riesce a sostenere, e causa lo shock tossico. Come avrete capito è particolarmente pericolosa, potenzialmente mortale, e il motivo principale per cui Lauren sta intentando una causa contro la casa produttrice dei tamponi che gliel’hanno causata è che secondo lei non è chiaramente e adeguatamente indicato in piena vista sulla scatola dei tamponi, immediatamente visibile a chiunque consideri il loro acquisto, che l’utilizzo dei tamponi è pericoloso perché può fornire al batterio un terreno adatto alla sua proliferazione. Le avvertenze, infatti, sono riportate soltanto all’interno del foglietto illustrativo.
Però ci sono, e sarebbe bene leggerle, invece che gettare via il foglietto non appena aperta la scatola… no? Ma per sua stessa ammissione Lauren non l’ha fatto, o se l’ha fatto ha comunque ignorato le avvertenze:
Chances are, you trash the Toxic Shock Syndrome (TSS) pamphlet that comes in every tampon box. (It warns that tampon use can aggravate the life-threatening condition whereby bacteria spreads toxins throughout the body, which can result in organ failure.)
Even model Lauren Wasser, 27, who contracted TSS three years ago, and lost half a leg and all her toes from complications, once disregarded those warnings: “I honestly thought TSS was a myth — something that was only spoken about in the 80s,” Wasser said in an email to Cosmopolitan.com.
L’avvocato di Lauren vuole puntare sul fatto che le indicazioni sulla scatola non siano abbastanza chiare, ma la sua cliente scrive a Cosmopolitan che è stata lei a non prenderle sul serio. Il pericolo di avere una sindrome da shock tossico, infatti, non è dato esclusivamente dall’utilizzo del tampone, ma in tale caso il rischio aumenta solo se il tampone non viene cambiato per più di otto ore (come indicato nelle avvertenze), e si dà tutto il tempo al batterio di creare una colonia talmente numerosa da mandare in shock l’intero organismo.
Fin dagli anni Ottanta sulle scatole di assorbenti è obbligatorio riportare queste avvertenze, ma Shkolnik fa notare che le avvertenze sulla scatola della marca usata da Lauren non erano abbastanza chiare, specialmente riguardo a quello che avrebbe potuto succedere a tenere un assorbente una notte intera. La scritta recita: “Cambiare il tampone ogni quattro/otto ore, anche durante la notte.” La famiglia di Lauren sostiene che non è chiaro cosa significhi “durante la notte”. Può significare più di otto ore, specialmente nel caso di ragazze giovani che nel weekend possono dormire fino a dieci ore. “Le aziende dovrebbero dire ‘Non dormite con un assorbente interno. Usatene uno esterno.’
La famiglia di Lauren e il suo avvocato vorrebbero far passare come poco chiare le avvertenze sulla scatola dei tamponi, quando sono invece loro a proporre un’alternativa poco chiara: perché mai indicare di non dormire con in assorbente interno inserito, quando è già chiaramente indicato che non bisogna tenerlo per più di otto ore? Che si stia dormendo o ci sia stia lanciando col paracadute, l’indicazione non può essere più chiara di così.
Tamponi e sindrome da shock tossico
L’altra motivazione che ha portato Lauren a fare causa all’azienda produttrice dei tamponi (e l’unica che potrebbe fargliela vincere, aggiungerei), è la seguente:
“Gli assorbenti non sono cambiati in seguito alla prima epidemia di sindrome da shock tossico. L’unica cosa che è successa è che hanno messo un’etichetta con scritto, ‘Ah, ti potresti beccare la TSS.’ I componenti sono gli stessi da decenni.” Per evitare gli strali delle associazioni dei consumatori le compagnie si limitano ad avvertire dei danni che i loro prodotti possono causare. Shkolnik dice che è semplicemente un modo per stare fuori dal carcere.
La TSS è stata causa di numerose morti negli anni 80, finché non si è indicata una causa scatenante nella presenza di assorbenti interni in concomitanza con la presenza di stafilococco nelle mucose vaginali (che si verifica circa nel 20% della popolazione globale) il quale, in caso di permanenza prolungata all’interno della vagina, può creare l’ambiente ideale per una proliferazione batterica pericolosa, e l’incidenza è significativamente diminuita grazie alla corretta informazione al riguardo.
In realtà, non è vero che gli assorbenti non sono cambiati dagli anni 80: difatti, una delle caratteristiche che si credeva potesse rendere ancora più utili i primi tamponi, i “superabsorbent tampons”, era la grandissima capacità assorbente, che avrebbe permesso alle donne di inserirli e dimenticarli per molte ore. Ovviamente non si erano fatti i conti con la proliferazione batterica che questo avrebbe comportato, e alle sue tremende conseguenze. Oggi si preferisce sacrificare la capacità alla salute, e cambiare i tamponi più spesso piuttosto che incubare un numero di batteri così alto da poter provocare uno shock tossico.
Lauren sostiene anche che i materiali di cui gli assorbenti sono composti sono ottimo terreno di coltura per i batteri in quanto sintetici. Non sarebbero quindi i materiali più adatti per essere inseriti in una mucosa, specialmente durante il ciclo mestruale, dove possono proliferare e causare gravissimi danni.
Il dottor Philip M. Tierno, professore di microbiologia alla NYU School of Medicine, ha fatto varie ricerche sulla relazione tra assorbenti e TSS, ed è d’accordo nel sostenere che il cotone sarebbe una soluzione più sicura. “La maggior parte delle grandi aziende utilizzano una miscela di raion e cotone, oppure solo raion; in entrambi i casi gli assorbenti diventano l’ambiente ideale per lo sviluppo dei batteri responsabili della TSST-1 se nella normale flora batterica della vagina di una donna c’è già uno strato di Staphylococcus aureus,” dice. “La sindrome da shock tossico può manifestarsi se la donna non ha anticorpi specifici, o ha le difese immunitarie indebolite. Per questo i componenti sintetici sono pericolosi, quando con il cotone i rischi sono bassissimi, se non addirittura nulli.”
La verità è che non ci sono studi specifici che abbiano escluso del tutto la pericolosità dei componenti degli assorbenti interni; ma non ce ne sono nemmeno che abbiano confermato questo rischio. E se è vero che negli USA si combatte da anni per far passare un disegno di legge per eliminare componenti potenzialmente dannosi dai prodotti per igiene femminile, è anche vero che tra questi componenti compare la diossina; ma perché mai gli assorbenti interni dovrebbero contenere diossina? Questa notizia girava come bufala già nel 1998, e la FDA, dopo accurati studi, ha dimostrato come il rischio di trovare diossine all’interno dei tamponi è praticamente nullo. Non solo, ma ha anche spiegato come sia praticamente lo stesso, per quanto riguarda il rischio di TSS, utilizzare tamponi che contengono rayon o cotone puro al 100%:
Il rayon viene utilizzato nei tamponi non solo perché è altamente assorbente, ma anche perché si sfilaccia meno del cotone (rilasciando perciò meno fibre). Per quanto riguarda la diossina, l’FDA dichiara che il rayon utilizzato nei tamponi è prodotto secondo tecniche di estrazione alternative che non impiegano cloro (da cui la diossina può formarsi); pertanto il rischio di diossina nei tamponi è praticamente trascurabile.Come riportato nei foglietti illustrativi, l’impiego di assorbenti interni comporta un aumento del rischio, seppur raro, di sindrome da shock tossico. L’impiego di tamponi in puro cotone può ridurre leggermente l’insorgenza della TSS, ma non lo elimina. D’altra parte, si sono verificati casi di TSS anche prima degli anni ’60, quando tutti i tamponi interni erano prodotti con solo cotone.
La FDA, dunque, già nel 1998 aveva smentito quello che il Dr. Tierno afferma oggi, alla luce della causa intentata da Lauren Wasser contro la Kimberly-Clark Corporation. Inoltre, se si parla di “estrazione” del raion, ci si sta riferendo a quello artificiale, che si estrae dalla cellulosa, ed è quindi naturale (anche se lavorato) esattamente quanto il cotone. Insomma, se vogliamo stare attenti ai componenti dei tamponi, siamo liberissimi di informarci e di farlo, e poi di scegliere (come in tutte le cose), ma tenendo presente che in questo caso non vi è nessuna sostanziale differenza tra il rischio dato da componenti naturali e sintetici, sempre che il tampone sia usato correttamente.
La causa di Lauren
Quello su cui Lauren sta lavorando, dice, è un’informazione ancora più ampia – molte donne hanno a malapena sentito parlare della TSS, soprattutto le più giovani, che non sono informate delle numerosi morti avvenute negli anni 80, e quindi la considerano un’eventualità estremamente remota; e anche il sostegno a questa legge che vuole impedire alle case produttrici di utilizzare componenti potenzialmente dannosi in tutto quello che riguarda l’igiene femminile: il Robin Danielson Act (in onore di Robin Danielson, morta di TSS nel 1998), che è già stato bloccato 9 volte al congresso USA. Ma se è stato bloccato un numero così alto di volte, non sarà perché il congresso ha delle ragioni valide per farlo? Perché impedire di utilizzare materiali sintetici, ad esempio, se non vi è un aumento sensibile del rischio a causa del loro impiego rispetto a quello del cotone?
Quello che dice Lauren è giusto e sensato, ma insieme all’informazione su quanto possano far male gli assorbenti interni sarebbe giusto specificare anche che vi è una serie di concause che li rende così pericolosi, e che con un corretto utilizzo il rischio non aumenta affatto (perché ricordiamo, la sindrome da shock tossico può verificarsi per altri motivi, in qualsiasi individuo, anche senza l’utilizzo di un assorbente interno) poiché estrarre il tampone entro le otto ore indicate nelle avvertenze toglie ai batteri il terreno per la proliferazione.
Lauren dice che si è ritrovata a parlare con molte donne durante le uscite con un’amica che la fotografava per farle ritrovare un po’ di fiducia in se stessa e nel suo aspetto. Molte di queste foto sono poi andate a confluire nel portfolio che le è valso la firma con un’importante agenzia di modelle di Los Angeles. In seguito all’intervista di Vice, la storia di Lauren è stata ripresa da numerosissime testate di tutto il mondo; spesso queste testate soprassiedono sulle eventuali responsabilità di Lauren nella vicenda (raccontate da lei stessa nella prima intervista, e ribadite in seguito) collegando direttamente gli assorbenti interni alla sindrome da shock tossico, senza specificare per quante ore consecutive Lauren ne aveva tenuto uno inserito, e concentrandosi invece sul suo perfetto recupero e sull’impennata della sua carriera.
In realtà, a detta dei ginecologi italiani, la sindrome non dipende tanto dall’uso del tampone quanto dalla mancanza o dalla scarsa igiene intima; gli stessi lamentano, soprattutto, il fatto che le giovani usano cambiare raramente l’assorbente e senza essersi lavate accuratamente le mani prima e dopo l’applicazione. In tal modo, nonostante su tutte le confezioni le istruzioni indichino il rischio di episodi di shock tossico segnalando le regole per non incorrervi e, nonostante la maggior parte delle aziende produttrici abbia provveduto a modificare il potere assorbente, così da facilitare la sostituzione del tampone più volte al giorno, sono moltissime le ragazze che accusano malori causati dallo stafilococco aureo.
Avvertenze per l’utilizzo di assorbenti interni
I sintomi della sindrome da shock tossico sono facilmente riconoscibili, soprattutto se associati all’utilizzo di assorbenti interni e all’eventualità che ve ne siate dimenticate uno inserito, o che siate abituate a non cambiarli per molte ore. Se compaiono febbre alta, stanchezza, brividi, mal di testa, eruzioni cutanee, dolori muscolari, la prima cosa da fare, nel caso che siate ben consapevoli dei rischi che si corrono utilizzando in maniera non corretta un assorbente interno, è rimuoverlo subito non appena insorgono i primi sintomi. Se tali sintomi persistono, recarsi subito in ospedale. Far passare le ore continuando a tenere il tampone inserito dopo l’insorgenza del malessere non è una strategia efficace a preservare la vostra salute, e non credo che si possa dare la colpa a qualcuno se non avete preso sul serio le avvertenze scritte sulla scatola.
Come spiega il Dr. Montgomery, primario del Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia al Drexel University College of Medicine di Philadelphia, Pennsylvania, e rappresentante dell’American Congress of Obstetricians and Gynecologists su Cosmopolitan:
You’d need to be one of the small percentage of women who has Staphylococcus aureus in your regular vaginal flora. You’d also have to have to lack the protein that protects you from this bacteria — a genetic predisposition that may make Caucasian women slightly more prone to TSS, Dr. Montgomery explains. Lastly, you’d have to have your period and leave a tampon in for way too long, which creates a welcoming environment for bacteria to flourish. Then, and only then, that bacteria may release enough toxic byproduct to upset your system and spark high fever; red, flaky skin; rashes; muscle aches; or dizziness — the first symptoms of TSS.
Even then, you’d have to ignore these symptoms for days to get as sick as Wasser, Dr. Montgomery explains. At that point, you might experience multi-organ failure and drainage issues in your legs and arms, which is what led to Wasser’s amputation.
Ovvero:
Bisogna essere parte della piccola percentuale di donne che hanno lo stafilococco aureo nella loro normale flora vaginale. Inoltre bisogna che manchi la proteina che protegge da questo batterio – una predisposizione genetica che rende molte donne caucasiche leggermente più a rischio di TSS, spiega il Dr. Montgomery. Inoltre, bisogna avere il ciclo, e tenere inserito il tampone troppo a lungo, così da creare un ambiente ideale per la proliferazione del batterio. Allora, e solo allora, il batterio può rilasciare abbastanza tossine per turbare l’organismo e far insorgere febbre, pelle arrossata e secca, eczema, dolori muscolari o indolenzimento – i primi sintomi di TSS.
E anche allora, bisogna ignorare questi sintomi per giorni per arrivare a stare male quanto la Wasser, spiega il Dr. Montgomery. A quel punto si può verificare un collasso degli organi e problemi di circolazione in mani e piedi, che potrebbero portare a un’amputazione come la sua.
Per concludere
I tamponi di per sé non sono pericolosi. Non basta averne utilizzato uno per incorrere in problemi gravi come quello di Lauren. Ci sono diverse condizioni che devono verificarsi, e uno di questi è il corretto utilizzo, ovvero una responsabilità unicamente vostra. Se il tampone è utilizzato correttamente, il rischio di TSS non aumenta di una virgola rispetto a quello a cui siamo sottoposti/e quotidianamente per molti altri motivi e concause, non per ultima una predisposizione genetica. Dunque perché fare causa alla casa produttrice dei tamponi, e non ai vostri genitori, o a voi stesse?
Purtroppo (o per fortuna) negli Stati Uniti l’opinione pubblica ha spesso grande potere nei processi o nelle cause che hanno avuto grande risonanza mediatica. In un caso come quello di Lauren, secondo me, la sua responsabilità è riconoscibilissima da chiunque, e proprio per questo si è tentato di puntare sulla sua giovane età, sulla sua carriera, sul carico emotivo della vicenda, per influenzare il risultato della vicenda giuridica. Vedremo come andrà a finire, ma per il momento tutto questo allarmismo riguardo agli assorbenti interni è del tutto ingiustificato, e ci sembrava giusto esprimere anche questo punto di vista e non solo quello di una ragazza che, purtroppo, ha perso molto, ma che sta anche minimizzando le sue responsabilità, provocando preoccupazioni ingiustificate in moltissime donne che usano correttamente i tamponi e che, quindi, non hanno reale motivo di preoccuparsi.
noemi chiocciola butac punto it