Red Ronnie, Nicola Limardo e i telefonini

Una dettagliata disamina di un video che circola su alcune piattaforme social

Sta circolando su TikTok uno spezzone di quella che sembrerebbe essere un’intervista a Nicola Limardo. Per chi non lo conoscesse, è disponibile una sua breve biografia sul sito della sua azienda, della quale è amministratore e responsabile scientifico.

Il video è il seguente:

Quello su cui ci si vuole soffermare in questo articolo non è però il personaggio di Limardo, bensì le sue dichiarazioni. Le prenderemo in esame una alla volta, cercando di stemperare la pesantezza di certe tematiche con delle citazioni testuali delle domande e risposte che si sono susseguite (fidatevi, sono delle vere e proprie chicche).

Loro modificano il SAR

«Tenendolo [il cellulare] in mano, addosso […] mi vanno a modificare il valore che si chiama SAR, che è il tasso di assorbimento specifico del telefono, che non deve superare il valore 2 in Europa».

Il SAR, come spiega benissimo Wikipedia, è

«la quantità di energia elettromagnetica che viene assorbita nell’unità di tempo da un elemento di massa unitaria di un sistema biologico, sicché la sua unità di misura è J/s*kg=W/kg (Watt su chilogrammo)»

e dipende da molteplici fattori (intensità, frequenza, caratteristiche del corpo esposto, effetti di riflessione di altri oggetti presenti), per cui

«quando si misura il SAR dovuto ad un telefono cellulare, quest’ultimo viene collocato accanto all’orecchio, cioè ove lo posizionerà il suo utente nelle reali condizioni di utilizzo. Il valore del SAR, dunque, è misurato in condizioni di assorbimento massimo da parte del corpo umano (nella fattispecie: della testa). Nel caso del telefono cellulare l’orecchio, infatti, è spesso il punto più vicino all’antenna».

Dunque il SAR è sì il «tasso di assorbimento specifico», ma non «del telefono», bensì del nostro corpo. Qui il dottor Limardo è poco chiaro, da come si esprime sembra quasi che esista un “loro” che «mi vanno a modificare il valore», ma sarà che si intende più di medicina e fisica che di italiano, o forse non ha semplicemente avuto tempo di spiegare meglio cosa intendesse per colpa dell’intervistatore, un certo Red Ronnie, che teneva molto a porgli una domanda urgentissima.

Primo capolavoro: la domanda che urgeva essere posta

«Ma tu hai fatto qualcosa, sei stato osteggiato in qualcosa?»

«L’osteggiamento mio sai cos’è? Il silenzio.»

Se state ridendo, sappiate che nel video è mille volte meglio.

Il cellulare è cancerogeno, «lo dice lo IARC, quando lo appoggio alla testa».

Daremo per scontato che quel «quando lo appoggio alla testa» stia per “quando lo avvicino all’orecchio”.

Sulla pagina dedicata dalla IARC ai campi elettromagnetici si può leggere:

L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato i campi elettromagnetici a radiofrequenza (CRF) come cancerogeni di gruppo 2B, ovvero come possibilmente cancerogeni per gli esseri umani: agenti per i quali vi è una limitata prova di cancerogenicità negli esseri umani e un’insufficiente prova di cancerogenicità in animali di laboratorio.

Giusto per intenderci, sopra al gruppo 2B c’è il 2A, quello relativo alle sostanze probabilmente cancerogene per l’uomo, tra le quali troviamo la carne rossa e i prodotti usati da barbieri e parrucchieri.

«Nel 2012 hanno visto che il glioma, tumore all’orecchio, aggressivo, è aumentato del 200%».

Limardo fa esplicito riferimento a uno studio condotto nel 2012 dal fisico Livio Giuliani, eppure di questo studio non si trova traccia. In compenso, al tempo TGCom24 ne riportò le parole, senza un minimo di verifica:

“Studi internazionali hanno dimostrato un aumento anche del 200 per cento dei casi di tumore alla testa e in particolare al cervello, come il glioma, legato all’esposizione alle microonde del telefonino”.

Queste parole sono state pronunciate in occasione di un convegno tenutosi il 13 novembre 2012 presso l’Aula Magna dell’università Roma Tre, andato avanti dalle 9:00 alle 17:50 (al netto del concerto di chiusura) e nel quale il professor Giuliani è intervenuto (per lo meno da programma) tra le 11:30 e le 11:50: venti minuti.

La cosa più interessare da notare è che nel sottotitolo di tale convegno si può leggere

«Convegno scientifico con la presentazione del documento ICEMS sulla sentenza sul caso di tumore indotto da cellulare»

Del caso parlarono diverse testate tra cui Repubblica. Insomma, l’avete capito, siamo qui di fronte a un vero e proprio topos della disinformazione esplorato ormai innumerevoli volte qui su BUTAC: una sentenza non esaurisce alcuna ricerca scientifica, né ha il suo stesso valore.

Mancando uno studio e facendo riferimento a una sentenza della Corte di Cassazione, la questione potrebbe finire qui, ma può essere utile fornire alcuni dati in più sul glioma (di cui su BUTAC abbiamo già parlato, sempre relativamente ad alcune sentenze, qui e qui).

Come riporta Humanitas:

  • «I tumori del sistema nervoso centrale sono abbastanza rari: in Italia rappresentano l’1.6% di tutti i tumori»
  • Sono «più frequenti nei maschi che nelle femmine»
  • La diffusione è «più rilevante nella fascia d’età oltre i 65 anni»
  • «I tumori cerebrali si distinguono in primitivi (che originano primariamente nel sistema nervoso centrale) e secondari o metastasi» e «tra i tumori cerebrali primitivi, esiste un’ulteriore distinzione in tumori gliali, o gliomi, che rappresentano circa il 40% di tutti i tumori del sistema nervoso centrale dell’adulto, e in tumori non gliali»

Ora sorgono spontanee alcune domande:

  • Se tutti usiamo i cellulari e questi sono la causa del glioma, com’è possibile che il tumore al cervello venga solamente a una porzione minoritaria della popolazione?
  • I maschi quindi utilizzano il cellulare più delle femmine?
  • E gli ultrasessantenni, sarebbero i principali utilizzatori di cellulari?

Boh, a me suona strano.

Tornando al convegno, si è accennato all’ICEMS. Si tratta della «International Commission for ElectroMagnetic Safety», nata nel 2003 con sede a Venezia, della quale ad oggi Giuliani risulta essere vicedirettore oltre che portavoce. Gli attuali membri sono 56, di provenienza internazionale, mentre le «risoluzioni» approvate sono molte meno: 2, la prima nel 2006, la seconda nel 2008. Sul sito è riportata la pubblicazione di una monografia dell’ICEMS nel 2011, mentre alla sezione «News» tutto sembra fermarsi proprio al convegno di Roma del 2012, poi nessun aggiornamento. L’ultima modifica del sito sembra essere stata l’aggiunta di una public call internazionale del 2021 per l’applicazione del principio di precauzione riguardo i CEM (campi elettromagnetici non-ionizzanti) rivolta all’OMS: è stata firmata da soli 35 esperti, tra i quali troviamo anche Giuliani. Gli studi riportati a giustificazione della call sono 13, ben pochi, ma almeno tutti peer-reviewed. Tra di essi ne troviamo uno condotto dall’NTP (National Toxicology Program), di cui parleremo tra poco – per ora basta tener presente che entra in contrasto con molti altri, giunti alle conclusioni opposte. Non c’è spazio qui per approfondire gli altri 12 studi, ma l’aspetto fondamentale da tenere a mente rimane lo stesso per tutti: in ambito scientifico le voci discordanti sono ben accette, ma quando, rispettando i criteri di scientificità richiesti, in molti dicono una cosa e ben pochi un’altra, il quadro generale della situazione comincia ad essere chiaro.

Una nota a margine va fatta sul principio di precauzione, che come riporta wikipedia è stato introdotto ufficialmente in UE col Trattato di Maastricht, ma per invocarlo è necessario che vi siano possibili effetti sull’ambiente e sulla salute «potenzialmente pericolosi e incompatibili con il livello di protezione prescelto».

Infatti, come già visto parlando di SAR, esistono dei livelli di protezione e il pericolo non sembra così grande stante la percentuale esigua di tumori al cervello in rapporto al numero di cellulari in giro per il mondo.

Infine, l’ICEMS non va confusa con l’ICES (International Committee on Electromagnetic Safety), quest’ultima operante nel rispetto delle regole e sotto la supervisione dell’IEEE (Institute of Electrical and Electronics Engineers), la cui autorevolezza è indiscussa: fondata nel 1963, conta ad oggi più di 427’000 membri in più di 190 Paesi, più di 5 milioni di documenti presenti nella libreria digitale e 1032 standard prodotti. Come si può leggere sul loro sito,

«IEEE is the world’s largest technical professional organization dedicated to advancing technology for the benefit of humanity. IEEE and its members inspire a global community through its highly cited publications, conferences, technology standards, and professional and educational activities».

Ovvero:

«L’IEEE è l’organizzazione tecnico-professionale più grande al mondo dedicata all’avanzamento tecnologico a beneficio dell’umanità. L’IEEE e i suoi membri ispirano una comunità globale attraverso le loro pubblicazioni ampiamente citate, conferenze, standard tecnologici, e attività professionali e educative».

Come riporta Wikipedia,

«Le pubblicazioni dello IEEE sono il 30% della bibliografia e documentazione ingegneristica globale e coprono quasi tutti gli aspetti dell’elettronica e dell’informatica moderna. Inoltre IEEE ha definito oltre 900 standard industriali».

Seconda chicca: l’altra domanda che urgeva essere posta (e che risposta!)

Limardo ha scritto un libro; d’altronde, chi non scrive un libro di questi tempi? Sono davvero felice che l’abbia fatto, perché altrimenti non avrei potuto godere di questa chicca. L’intervistatore, incuriosito dal libro, avanza una domanda:

«Hai scritto delle parole in rosso: perché?»

«Perché è un dialogo con mia figlia all’epoca che voleva un cellulare e gli abbiamo spiegato perché no alle elementari»

Got it.

«Ne aveva parlato tanti anni fa una giornalista su Report, poi non ha più detto nulla».

Limardo si dovrebbe qui riferire a questa puntata della nota trasmissione televisiva, che si rifaceva a due studi divenuti poi famosi negli ambienti di cui fa parte anche Limardo. A tal proposito si possono visionare le risposte del Ministero della Salute e dell’ISS, nelle quali si fa presente che

«i due studi sperimentali su animali cui fa riferimento la redazione di Report sono stati condotti dal National Toxicology Program (NTP) degli Stati Uniti e dalla Fondazione Ramazzini in Italia, e devono essere interpretati alla luce dei numerosi fattori di incertezza intrinseci a questo tipo di indagine e all’interno del quadro complessivo delle evidenze già disponibili.»

E prosegue:

«In particolare lo studio NTP evidenzia, al limite della significatività statistica, un effetto cancerogeno per i soli livelli di esposizione più elevati utilizzati (potenza elettromagnetica assorbita nell’unità di massa, SAR = 6 W/kg), in grado cioè di produrre rilevanti aumenti di temperatura sistemica e locale a carico degli organi interni, che non è escludibile costituiscano la causa dell’effetto osservato, mai peraltro evidenziato in precedenti studi condotti a livelli di esposizione non termici, simili a quelli realmente prodotti dai telefoni cellulari e dai sistemi fissi di comunicazione. Lo studio NTP non evidenzia effetti significativi per SAR = 3 W/kg e SAR = 1,5 W/kg. Lo studio Ramazzini evidenzia invece un simile effetto a carico delle celle di Schwann nei soli ratti maschi sottoposti a un SAR pari a 0,1 W/kg, e non evidenzia effetto per SAR = 0,3 W/kg e SAR = 0,001 W/kg. Quest’ultimo livello di SAR corrisponde circa ai più elevati livelli di esposizione ambientale consentiti in Italia dalla normativa vigente (DPCM 8 luglio 2003). L’osservazione di effetto in corrispondenza del SAR = 0,1 W/kg è chiaramente non coerente con lo studio NTP, che non osserva effetto ai molto più elevati valori di SAR di 1,5 e 3 W/kg, e in generale l’osservazione di effetto dello studio Ramazzini non è coerente con i risultati di alcune decine di studi omologhi, pur condotti con minor numero di animali.»

Riassunto: l’NTP ha notato poco o niente, e solo ai livelli di esposizione più elevati (ben oltre quelli consentiti dalle normative vigenti) e non è peraltro escluso che l’effetto sia dovuto alle sole alte temperature; i dati prodotti dall’Istituto Ramazzini invece non sono coerenti nemmeno tra di loro.

«Steve Jobs e Bill Gates hanno vietato fino ai 14 anni ai loro figli il cellulare»

Il fatto che Bill Gates abbia vietato ai suoi figli di possedere un cellulare fino ai 14 anni è solo una parte della verità. L’ideatore di Microsoft, infatti, udite udite, ha vietato il loro utilizzo anche a tavola e prima di andare a dormire! Mentre lo scrivevo mi è venuta l’improvvisa voglia di aggiungere a quel punto esclamativo una sfilza di “1” e altri punti esclamativi.

Comunque, tornando seri, Gates ha fatto semplicemente quello che ogni genitore dovrebbe fare coi propri figli (e forse anche con se stesso), prendiamo esempio. Poi si può non essere d’accordo, ma sono scelte educative che possono nascere da svariati motivi.

«I centri neuropsichiatrici sono in aumento» e (questo lo dice l’intervistatore) «C’è chi si è suicidato perché la mamma gli ha tolto WhatsApp o Instagram»

Non sto qui a riportarvi i passaggi del dialogo tra l’intervistatore e Limardo, non hanno né capo né coda, ma sostanzialmente la prima citazione è la risposta di quest’ultimo al perché Gates avrebbe limitato l’uso del cellulare ai propri figli, la seconda è una finissima osservazione dell’altro.

Sui centri neuropsichiatrici non mi dilungo, magari sarà l’argomento di un altro articolo. Sulla questione dei suicidi seguiti alla requisizione di WhatsApp o Instagram vale la pena spendere due parole, soprattutto perché i due sembrano collegarli a doppio filo coi centri neuropsichiatrici in aumento.

Con una veloce ricerca su Google su episodi di questo genere si trova solo un caso simile, ed è accaduto negli USA, ma non è chiaro il peso della requisizione del cellulare sulla vicenda. Non se ne trovano altri. Questa cosa, detta con una leggerezza disarmante, buttata là come se si parlasse del più e del meno, è un’enorme sciocchezza che rischia di fare danni sui ragazzi e sulle famiglie che attraversano delle situazioni difficili.

Per una panoramica dei suicidi e delle possibili cause associate si può visionare la pagina ISTAT dedicata.

Infine, è da segnalare che il cellulare può essere un valido alleato proprio nella prevenzione del suicidio, per questo è stato creato il Telefono Amico al quale tutti possono rivolgersi in momenti particolarmente difficili.

Terza perla: «Si stava meglio quando si stava peggio»

A un certo punto la conversazione passa da “oggi i cellulari ci stanno rimbambendo” a “quanto eravamo svegli noi”, oramai sessantenni, per cui l’intervistatore a una certa fa una domanda che Limardo capisce essere retorica solo dopo alcuni istanti:

«E ci ricordavamo i numeri di telefono a memoria. Tu te li ricordi più?»

«S – S – S – Di meno»

Che capolavoro.

«Vendiamo anche all’ente pubblico attualmente senza gara d’appalto» il nostro strumento di protezione dai campi elettromagnetici.

Questo più che materiale da fact-checking è materiale per un’inchiesta giornalistica o un’indagine della Guardia di Finanza, non tanto per l’assenza di gara d’appalto, quanto per l’utilizzo dei fondi pubblici.

L’ultima perla: «E i ragazzini che vivono col telefono in mano?»

Certo, quando il leitmotiv della discussione è “i cellulari ci fanno venire il tumore al cervello” è legittimo arrivare poi a questa domanda. Ecco, qui uno si aspetterebbe come risposta un “Basta acquistare uno dei nostri dispositivi”, invece accade l’imprevedibile, tanto che per un istante mi sono immaginato lo sguardo perplesso dell’intervistatore a quella risposta: «È un problema di dipendenza».

RC

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