Gli insetti, la gommalacca e l’allarmismo

La gommalacca non "contiene insetti", non più di quanto il latte contenga le mucche o il muschio bianco contenga il cervo muschiato. Il carminio, invece... no, nemmeno quello: da anni viene sostituito con additivi di sintesi

Tra le tante segnalazioni che riceviamo una ci ha fatto scoprire che su alcuni profili legati alla disinformazione circolano ancora bufale già smentite anni addietro. Segno abbastanza evidente che chi casca in questo tipo di disinformazione non ha proprio gli strumenti per accorgersi di quando incappa in notizie palesemente false.

Il post originale che ci era stato segnalato riguarda il logo della Rainforest Alliance, che si troverebbe su prodotti che contengono ingredienti pericolosi. Ce ne siamo occupati qui.

Ma tra i commenti al post originale troviamo anche questo:

Che, in inglese e in italiano, avverte:

Warning All foods that have these two symbols in their ingredients E120 and E904 contain insects.

Tutte le etichette di cibo che contengono questi due simboli E120 e E904 contengono insetti.

Gli additivi rappresentati da questi codici sono sostanze utilizzate nell’industria alimentare e non c’entrano niente con gli insetti. Riteniamo sia il caso di fare un po’ di chiarezza sul tema.

E904

Il codice E904 corrisponde alla gommalacca, un materiale per vetri derivato dalle secrezioni di insetti che parassitano alcune piante tropicali. È comunemente usato per dare una finitura lucida a vari prodotti, tra cui caramelle e medicinali.

Da OpenFoodFacts:

È stata usata dalla metà del XIX secolo per produrre piccoli oggetti come cornici, scatole, articoli da toeletta, gioielleria, calamai ed anche protesi dentarie. È solubile in una soluzione alcalina con ammoniaca, borace, carbonato di sodio, e idrossido di sodio e in solventi organici. Una volta dissolta in acetone o alcool, la gommalacca dà un rivestimento di durevolezza e durezza superiori. È usata con il metodo tradizionale per rifinire mobilia, violini e chitarre. La gommalacca arancione viene candeggiata con ipoclorito di sodio per formare la gommalacca bianca. Poiché è compatibile con la maggior parte degli altri rivestimenti, la gommalacca viene inoltre utilizzata su legno per impedire spurgo di resina o pigmenti nel rivestimento finale. Essendo commestibile, la gommalacca è stata usata come agente lucidante per pillole e caramelle. A questo fine, è classificata come additivo alimentare con il numero E904 e viene ancora usata come rivestimento della frutta per impedirne il deperimento dopo la raccolta. La gommalacca inoltre è stata usata nella produzione dei dischi grammofonici fino al 1950 circa.

Da AltroConsumo:

La resina di gommalacca viene utilizzata come agente di rivestimento. Forma un film lucido e resistente alle abrasioni sugli alimenti, proteggendoli dall’essiccamento e dalla perdita di sapore. Non sono mai stati segnalati effetti avversi legati al consumo di questo additivo.

Quindi la si usa da oltre centocinquanta anni senza che siano mai stati segnalati effetti avversi legati al suo uso. Fare allarmismo su questo additivo è tipico di chi non sa di cosa parla. Non c’è bisogno di dire che, sebbene derivi dalle secrezioni degli insetti, la gommalacca non “contiene insetti”, non più di quanto il latte contenga le mucche o il muschio bianco contenga il cervo muschiato.

E120

Il codice E120, invece, sta per carminio, noto anche come cocciniglia o acido carminico. Questa sostanza si ottiene dalle femmine di cocciniglia e viene utilizzata come colorante rosso nell’industria alimentare e in profumeria. Ne parlava la nostra Thunderstruck in un articolo di qualche mese fa:

L’E120 è l’acido carminico, cioè un un glucoside antrachinonico dall’intenso colore rosso. Viene estratto dalle femmine di cocciniglia con acqua calda. Successivamente viene trattato con sali di alluminio per ottenere una lacca dal colore più brillante. La lacca viene precipitata per aggiunta di etanolo, in questo modo si ottiene una polvere solubile in acqua. Dato l’elevato costo, la provenienza animale non cruelty free e non adatta ai vegani, e la presenza di residui proteici responsabili di allergie, è stato in molti casi sostituito con altri coloranti di sintesi (etichettati come E122, E124 ed E132). Però ne sono passati di campari soda, martini rosso, san bitter, aperol nei nostri bicchieri prima che lo sostituissero.

È importante sottolineare che sì, l’uso della farina di Acheta domesticus (cioè farina di grilli) è stato approvato per vari prodotti alimentari nell’Unione Europea, ma è essenziale distinguere le informazioni accurate dalla disinformazione. Gli insetti e i loro prodotti sono utilizzati da anni nell’industria alimentare in molti mercati, mentre il regolamento della Commissione europea consente semplicemente l’uso della farina di grilli in alimenti specifici nell’ambito dei cosiddetti “novel food”. E questi, come suggerisce il nome, non c’entrano niente con gli additivi di origine animale utilizzati da decine se non centinaia di anni.

Se vi infastidisce che sia usata la gommalacca fatevene una ragione, è da quando siete nati che la trovate in vari prodotti; invece l’acido carmico – che avrete probabilmente ingerito nel corso della vostra vita – da anni viene sostituito da coloranti di sintesi, quindi è sempre meno probabile che lo incontriate sul vostro percorso.

Meritiamo la verità, chi condivide post come quello qui sopra invece vuole che viviamo immersi nella disinformazione e nell’allarmismo, perché è grazie a questo modo di fare che riesce a manipolarvi meglio.

maicolengel at butac punto it

Sostieni il crowdfunding per il decennale di BUTAC e Minerva – Associazione di divulgazione scientifica. Abbiamo realizzato magliette, spille e quant’altro per ringraziare tutti quelli che vorranno aiutarci a organizzare una due giorni di eventi gratuiti in autunno a Bologna!

Oppure, come sempre, sostienici su Patreon o su PayPal! Può bastare anche il costo di un caffè!
Un altro modo per sostenerci è acquistare uno dei libri consigliati sulla nostra pagina Amazon, la trovi qui.


Foto di testa di Davide Dalese da Pixabay