I veicoli elettrici e gli incendi

Verifichiamo le affermazioni di giornalisti e politici sulle statistiche e gli studi su incendi e veicoli elettrici

Tanti (sciacalli) stanno sfruttando la tragedia dell’autobus di Mestre per attaccare ancora una volta i mezzi elettrici. Tra gli altri Matteo Salvini si è espresso così:

Ho sentito che i Vigili del Fuoco parlavano delle batterie elettriche che prendono fuoco più velocemente, più rapidamente di altre forme di alimentazione. Questo, non so se c’entri o non c’entri, lascio ai tecnici la risposta ma in un momento in cui qualcuno dice tutto elettrico forse uno spunto di riflessione si deve fare…

Ecco, ho pensato che fosse interessante cogliere quello spunto di riflessione, visto che Salvini, ministro delle Infrastrutture, non ha la più pallida idea della materia di cui parla. La prima cosa da dire è che questo è quanto riportato dal procuratore di Venezia, Bruno Cherchi, sul luogo della tragedia:

Non ci sono segni di frenata, né contatti con altri mezzi. Non si è verificato alcun incendio né dal punto di vista tecnico né c’è stata una fuga di gas delle batterie a litio che ha provocato fuoco e fumo.

Esistono studi sugli incendi nei veicoli elettrici, studi che hanno abbondantemente dimostrato come le cose non stiano esattamente come suggerito da Salvini e sostenuto da tanti denigratori dell’elettrico. Ad esempio su La Repubblica del 4 ottobre troviamo questa frase:

Non esistono studi in grado di certificare, con estrema certezza, se i rischi di incendio legati ai veicoli elettrici siano superiori (o inferiori) a quelli delle auto a benzina. Anche le statistiche non aiutano: i primi sono presenti su strada in un numero sensibilmente inferiore alle seconde.

Il fatto che in circolazione ci siano meno vetture elettriche invece che endotermiche non preclude in alcuna maniera la possibilità di fare statistiche. E, difatti, quelle analisi che la Repubblica sostiene che manchino in realtà esistono (anche se la richiesta di avere una “certificazione con estrema certezza” ci lascia perplessi).

L’ultima in ordine di tempo è americana, partita nel 2022, e condotta da un gruppo assicurativo che ha tutto l’interesse a verificare i dati nella maniera più precisa possibile, AutoInsuranceEZ.

L’analisi, dal titolo Gas vs. Electric Car Fires riporta questi numeri:

Su 100mila veicoli analizzati tra ibridi, a benzina ed elettrici è evidente che i veicoli elettrici sono quelli che meno rischiano incendi. Questa informazione però non basta, e nell’analisi sono stati verificati anche i tempi necessari per spegnere un’incendio: la conclusione in questo caso è stata che gli incendi in un auto elettrica sono più difficili da spegnere. Vi riporto la traduzione delle conclusioni dell’analisi:

Anche se i dati mostrano che gli incendi elettrici non sono così comuni come quelli a gas, ciò non significa che siano meno pericolosi. In effetti, gli incendi delle batterie agli ioni di litio nelle auto elettriche sono significativamente più difficili da spegnere rispetto agli incendi a gas, e la maggior parte dei vigili del fuoco non ha familiarità con come spegnere gli incendi dei veicoli elettrici poiché le auto elettriche sono relativamente nuove. Poiché le batterie dei veicoli elettrici sono essenzialmente la propria fonte di carburante, possono bruciare per ore ed essere estremamente difficile da raffreddare per i vigili del fuoco.

Anche quando sembra che un incendio di un veicolo elettrico sia spento, può riaccendersi, motivo per cui è così importante che i vigili del fuoco siano addestrati a spegnere gli incendi nei nuovi veicoli ibridi ed elettrici in fase di produzione.

Quello però che viene spiegato in questo e altri studi è che l’incendio nei veicoli elettrici parte più lentamente, dando ai passeggeri più tempo per allontanarsi.

Ora vorrei fare con voi una semplice analisi: questa è la foto di un pullman non elettrico, pullman che nel 2017 si schiantò contro un pilone dell’autostrada A4 causando 16 morti:

Questa è una delle foto della tragedia di Mestre scattate dai Vigili del Fuoco:

Sì, il tetto appare lievemente annerito, ma la differenza tra la potenza del fuoco nel caso del 2017 e quella riscontrata nel rottame del bus di Mestre direi che sia evidente. E come spiegato da svariate testate è possibile che le fiamme siano state causate dall’impatto con le linee elettriche sottostanti.

Inoltre esiste un video di poco successivo alla caduta, che mostra un uomo salvare da un finestrino quella che si dice sia sua figlia, nel video non c’è traccia di incendi ad avviluppare il pullman.

Ovviamente a queste analisi non posso aggiungere altro. Come sempre a noi interessano i fatti e finché non verranno pubblicati i risultati delle indagini della procura di Venezia non si può dire altro sulla dinamica dell’incidente. Quello che è evidente è che l’incendio di cui vediamo traccia è stato spento in tempi abbastanza veloci, segno che appunto – come spiegato dal procuratore – le batterie del pullman non sono state causa dello sprigionarsi delle fiamme.

In attesa di aggiornamenti dalla procura.

PS: sulle ipotesi lanciate dai novax su un possibile malore dell’autista non mi pronuncio, oltretutto questo genere di mezzi dovrebbe essere dotato di sistema anticollisione (che ovviamente avrebbe dovuto essere attivo al momento dell’incidente).

maicolengel at butac punto it

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