Le tattiche della disinformazione vol.3

Entriamo nel dettaglio delle false reti di esperti

Benvenuti a questo terzo appuntamento con le tattiche della disinformazione, oggi entriamo nel dettaglio di una delle tattiche già viste in precedenza.

Oggi parliamo in maniera più approfondita delle false reti di esperti. Come dicevamo nella puntata precedente:

Una tattica abbondantemente sfruttata durante la pandemia, ripresa poi con la guerra in Ucraina, è quella di creare profili di soggetti che abbiano ruoli apparentemente istituzionali, come anche siti che sembrino rappresentare organizzazioni e realtà internazionali.

In quell’occasione facemmo l’esempio di Alicia Erazo, che a inizio pandemia cominciò a diffondere disinformazione fregiandosi dell’ambito titolo di “Ambasciatrice per i Diritti Umani – Italia, Alto Commissario Internazionale per i Diritti Umani CIDHU”Erazo è perfetta per descrivere l’uso della tattica, ma non per lo sfruttamento del “long game” in questo campo.

Cosa si intende con long game?

Tradotto letteralmente significa gioco lungo e identifica quel sistema di propaganda dove gli attori della disinformazione, prima di cominciare a disinformare, si sono creati un background che li rende molto più credibili agli occhi del pubblico di passaggio. Questo succede in vari ambiti. Oggi abbiamo scelto di portarvi due esempi che potrebbero non sorprendere chi segue BUTAC da tempo.

Il fotoreporter di fama internazionale

Il primo è un personaggio che durante la pandemia e la guerra in Ucraina è finito sulle pagine di tantissimi siti di controinformazione, Giorgio Bianchi, che nel 2016 veniva così presentato sul sito Difesaonline.it:

Un anno fa eravamo nel Donbass, raccontando quello che altri non dicono. Siamo passati da Kiev per attraversare le linee fino a Donetsk.

Oggi il 2 maggio, anniversario della strage di Odessa, pubblichiamo il fotoducumentario di Giorgio Bianchi, fotoreporter di fama internazionale e nostro collaboratore.

Era il 2 maggio 2016, un “fotoreporter di fama internazionale” dovrebbe avere svariato materiale pubblicato su di lui nel corso del tempo, dovrebbe essere facile ripercorrere la sua carriera. Mentre invece prima del 2013 su Giorgio Bianchi fotografo non si trova praticamente nulla. Il primo sito che parla di Bianchi come fotografo è Adriaeco, che il 7 maggio 2013 lo presentava così:

Verrà inaugurata sabato 11 alle 18.30 la mostra “Volti non a fuoco” del giovane fotografo Giorgio Bianchi…

…La ricerca creativa di Giorgio Bianchi nasce a metà degli anni Novanta, scrivendo poesie. Poi, dieci anni fa, l’artista decide di esplorare il linguaggio fotografico della luce: così nella mostra in preparazione Bianchi esporrà per la prima volta i suoi lavori in immagini a colori di grande formato.

Da quel momento Bianchi va in Ucraina cinque volte in quattro anni, il suo sito con dominio giorgiobianchiphotojournalist.com viene creato il 17 maggio 2015. Nel frattempo pubblica un libro con fotografie intitolato Donbass stories, Spartaco e Liza, che nel 2017 vince lo Spotlight Award. Sia chiaro, le foto dal Donbass sono scatti molto profondi e d’impatto, il premio è sicuramente meritato, ma non siamo qui a discutere le sue capacità come fotografo.

Fino a quel momento il “reporter di fama internazionale” lodato da Difesaonline.it non aveva avuto particolare “fama”. Dal nulla diventa l’esperto fotografo di guerra che sa come vanno le cose, l’uomo da intervistare. Ma questo non deve sorprenderci più di tanto, come raccontava la CNN giusto pochi giorni fa esiste una fitta rete di siti e soggetti così, uno dei suoi rappresentanti più famosi era Vladlen Tatarsky, ucciso da un’esplosione in un ristorante pochi giorni fa.

E chi si fa intervistare da RT sull’argomento? Proprio Bianchi:

5 aprile 2023 Oggi intervista negli studi di RT sull’attentato terroristico a San Pietroburgo che ha causato la morte del reporter Vladlen Tatarsky. Nello studio alle mie spalle tra pochi minuti sarà intervistato il presidente Putin.

La CNN ha intervistato Ruslan Trad e Candace Rondeaux a proposito di soggetti come Tatarsky, tra le altre cose hanno raccontato che:

Queste persone si conoscono, viaggiano spesso verso le stesse destinazioni, comunicano e hanno un sistema chiuso. Tatarsky occupava un posto significativo in questa comunità…

…Da molti anni hanno stabilito una dieta costante di propaganda a favore della guerra, anti-occidentale e anti-ucraina per gli elementi di estrema destra della Russia.

Come dopotutto ci raccontava anche AnDREAM qualche mese fa, nel suo approfondimento in tre articoli sui “reporter indipendenti” in Donbass.

L’esperta di nutrizione che in realtà è laureata in agraria

Anche il caso trattato qualche tempo fa su queste stesse pagine è un esempio di long game. Un soggetto legato al mondo del lobbismo a favore di determinati prodotti per il consumo alimentare. Soggetto che per un lungo periodo è riuscito nell’intento di spacciarsi come divulgatrice super partes sulla carne. Ha comunicato fianco a fianco con scienziati e fact-checker, producendo materiale innocuo ma utile a regalarle credibilità. Poi le cose sono lentamente cambiate e quando è stato necessario il registro comunicativo si è modificato, passando da una pacata difesa della carne rossa a un feroce attacco contro la carne sintetica o le farine d’insetti, passando per la difesa del vino rosso “sempre benefico se bevuto con moderazione”.

Il soggetto in questione realizza video in camice bianco dando l’impressione di essere dottoressa, o comunque scienziata di qualche genere. Nei suoi profili si presenta come esperta in nutrizione e divulgatrice scientifica. Ma è laureata alla facoltà di agraria, non di medicina. Purtroppo grazie al suo modo di porsi in tempi non sospetti era riuscita a entrare nei giri dei divulgatori scientifici italiani, con contatti anche con noi di BUTAC.

Solo nell’ultimo periodo, grazie al suo abbracciare la comunicazione di lobbisti come Coldiretti contro la farina con insetti e quelli che definiscono i “cibi fake” ci siamo tutti resi conto di che soggetto fosse.

Concludendo

Di esempi come i due qui sopra potremmo portarne tanti altri, a partire da siti apparentemente super partes, o peggio personaggi che si sono creati una credibilità tale che oggi sono difesi a spada tratta anche da nostri follower. Ma fare nomi e cognomi serve a poco, quello che ci interessa è spiegare il meccanismo e mostrarvi appunto cosa succede da ben prima che cominciassimo a parlarne, perché chi sa come fare propaganda e ha necessità di supporto popolare muove da anni le proprie pedine sullo scacchiere internazionale. Peccato che i giornalisti italiani fatichino a riconoscere questi sistemi di propaganda, e anzi diano spesso spazio a soggetti che vanno a braccetto con la disinformazione.

Per contrastare il fenomeno dei falsi esperti è importante verificare sempre le fonti delle informazioni che riceviamo e confrontarle con quelle ufficiali o con quelle indipendenti. Inoltre, è utile sviluppare un pensiero critico e non lasciarsi influenzare da messaggi emotivi o sensazionalistici.

Se ve li foste persi i due episodi precedenti li trovate qui:

maicolengel at butac punto it

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