PANICO: parliamo di comunicazione persuasiva

Il prebunking sperimentale 2.0 di Butac

Abbiamo a lungo pensato, con BUTAC, a quale formato, con quale taglio, con quali contenuti e soprattutto che tipo di contributo potessi darvi proprio io, come regista pubblicitario, in termini di prebunking. Parlando con Noemi e Michelangelo, abbiamo concluso che un prebunking per BUTAC potesse prendere una forma che andasse oltre all’elenco tassonomico delle varie costanti della disinformazione, della de-costruzione delle bufale e fondamentalmente dei meccanismi della comunicazione persuasiva (che sono gli stessi, o estremamente simili ai meccanismi della pubblicità e della sua sorellastra, la propaganda).

Questa operazione è già stata fatta (e anche piuttosto bene) su BUTAC nel corso degli anni, nel libro di BUTAC e da molti altri specialisti, youtuber e addetti ai lavori molto competenti – per rimanere in Italia, Massimo Polidoro, ma anche l’ottimo Caccia, che ha un PhD in neuroscienze, e direi che basta e avanza per non provare nemmeno a fare strane e moleste invasioni di campo.

Bazzicando sui gruppi di BUTAC e leggendo i commenti di molte persone estremamente preparate mi è parso di vedere una community che queste cose spesso le sa già, e che potesse essere più interessante un’impostazione a volo d’uccello che prendesse gli stessi temi un pochino più a monte (senza pretendere di averci capito qualcosa in più di voi), per provare a rintracciare le origini di questi stessi motivi ricorrenti e a darvi spunti interessanti, per chi volesse approfondire, sulla comunicazione (anche, ma non solo persuasiva) vista da un regista che, per definizione, normalmente sta dietro alla camera.

L’idea è stata quindi di provare a spostarmi dall’altro lato dell’obiettivo – con svariati effetti di panico da parte mia, con cui ho dovuto un po’ combattere a dire il vero – e mettere insieme, rispolverando un po’ di libri dei tempi del DAMS e studiandone di vecchi e di nuovi, una specie di disordinatissimo tentativo di fare discorsi sensati su questi temi, trovando – va detto – più domande che risposte, ma su cui magari possiamo riflettere insieme.

È un progetto sperimentale quindi, girato in casa con un telefono e senza troupe, inizia e finisce in tre episodi che usciranno in modo, ovviamente, molto irregolare.

Panico inizia così.

Ciao, mi chiamo Andrea e sono un regista pubblicitario. Cosa ci faccio qui?

Trovate qui il secondo episodio di Panico, dedicato alla propaganda.


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