Nella parata del 9 maggio, insieme ai soldati sfilano le bugie

Un veloce fact-checking del discorso di Putin

Il 9 maggio del 2022 si è celebrato il settantasettesimo anniversario della resa del Terzo Reich all’Unione Sovietica. Come nelle altre occasioni si è svolta un’imponente marcia militare sulla Piazza Rossa, e Putin ha pronunciato un discorso che, date le circostanze, vale la pena analizzare. Per essere sicuri che nessuna delle pillole di saggezza dello zar possa venire perduta, riporto anche la trascrizione in inglese del discorso, rilasciata gentilmente dal Cremlino (è disponibile qui). Per comodità farò affidamento sulla trascrizione fatta da Sky, la più fedele al testo.

La parata sulla piazza rossa

Dopo un pistolotto patriottico introduttivo che penso che ci possiamo allegramente risparmiare, Putin finalmente parla dell’attualità:

La Russia ha sempre fatto in modo che esistesse un sistema di sicurezza uguale e indivisibile, proprio che sia quello della Comunità internazionale, nel dicembre dell’anno scorso abbiamo chiesto di concludere un’accordo per le garanzie di sicurezza, abbiamo cercato di aprire un dialogo sincero per cercare delle decisioni e prendere delle decisioni di compromesso che andassero bene per tutti, era tutto molto semplice, gli altri Paesi non hanno voluto ascoltarci perché loro avevano proprio altri piani, piani che abbiamo visto […]

Putin ci ricorda che la Russia ha sempre lavorato per stabilire un sistema di sicurezza, e infatti nel dicembre 2021 aveva proposto all’Occidente un trattato che soddisfacesse gli interessi di tutte le parti contraenti. Le richieste erano sostanzialmente due: il ritiro di tutte le truppe NATO dai Paesi che hanno aderito all’alleanza dopo il maggio 1997, e l’impegno a non accettare l’Ucraina nell’Alleanza Atlantica.

In Ucraina, sono i trattori il pezzo forte dalla parata del 9 maggio

Per quanto riguarda la prima richiesta, la NATO si era impegnata proprio nel maggio del ’97 a non stazionare significative quantità di truppe da combattimento nei territori di futuri membri dell’Alleanza. Allora perché non ha accettato la richiesta russa? Per il semplice fatto che la NATO aveva mantenuto fede alla promessa fino al 2014, cioè quando la Russia, invadendo la Crimea, ha chiaramente dimostrato di nutrire progetti espansionisti.

La seconda richiesta è stata rifiutata perché gli USA non erano intenzionati ad accettare il veto della Russia sulla politica di un Paese terzo.

[…] è iniziata un’operazione punitiva nel Donbass, un tentativo di distruggere le nostre terre inclusa la Crimea, Kiev ha parlato della possibilità di riprendere armi nucleari ed è iniziato quindi un sistema militare che minacciava i nostri  territori e questo creava una minaccia per noi assolutamente inaccettabile, proprio vicino ai nostri confini, tutto diceva che lo scontro con i neonazisti, con i seguaci di Bandera, che gli Stati Uniti e i suoi accoliti su cui puntavano non era possibile accettarla, lo ripeto, abbiamo visto come hanno iniziato a lavorare sulle infrastrutture militari, hanno cominciato a fornire regolarmente armi pericolose attraverso i Paesi della NATO e giorno dopo giorno la situazione peggiorava, la Russia si trovava potenzialmente sotto un’aggressione, era necessario prendere una decisione unica che non poteva assolutamente essere inevitabile, quella di difendere il nostro Paese.

Stando alle dichiarazioni di Putin la NATO avrebbe cominciato ad accumulare truppe e ad aumentare la propria attività militare ai confini della Russia. La minaccia sarebbe stata costituita da una serie di esercitazioni di un massimo di trentamila uomini che, a operazione terminata, sono poi ritornati alle loro basi e non sono rimasti al confine (qui un elenco di tutte le esercitazioni NATO nel 2021). Vale la pena notare che la Russia, prima di attaccare, ha schierato da dicembre del 2021 circa duecentomila uomini, e con questi non è riuscita a conquistare l’Ucraina. Come potessero essere una minaccia per l’integrità della Russia appena trentamila soldati rimane un mistero.

L’accenno al fatto che Kiev fosse pronta a dotarsi di armi nucleari poggia unicamente sulle dichiarazioni rese nell’aprile del 2021 dall’ambasciatore ucraino a Berlino. Certamente un’uscita infelice, ma ben lungi dall’essere una testimonianza del concreto desiderio del governo di Kiev di dotarsi di armi nucleari. D’altra parte è anche comprensibile l’amarezza con cui sono state pronunciate quelle parole, visto che la Russia si era impegnata a non invadere l’Ucraina in cambio della consegna degli armamenti nucleari presenti in territorio ucraino dopo la dissoluzione dell’URSS.

Dopo avere aspramente rimproverato l’Occidente per avere perso lo spirito con il quale aveva combattuto la Seconda guerra mondiale, e di avere anzi supportato una campagna propagandistica contro i russi, arriva il momento del Donbass.

Oggi nel Donbass, le Forze armate russe insieme ai rappresentanti del Donbass stanno lottando per il loro territorio, proprio in quel luogo dove i nostri eroi della Grande guerra patriottica: Nicolaj Vatutin, Sidor Kovpak, Lyudmila Pavlichenko, tanti altri hanno lottato, adesso voglio rivolgermi alle nostre Forze armate e a tutti coloro che lottano nel Donbass voi state lottando per la Patria, per il suo futuro e affinché nessuno dimentichi le lezioni della Seconda guerra mondiale, perché nel mondo non ci sia posto per i nazisti e per i punitori, oggi abbassiamo la testa di fronte alla memoria di tutti gli eroi che hanno lottato nella Grande guerra patriottica e la memoria ai loro figli, padri, figlie, madri, nonni, mariti, mogli, fratelli, sorelle, parenti, amici, noi chiniamo il capo davanti alla memoria dei grandi eroi che lottarono e anche a coloro che sono stati bruciati vivi a Odessa nel 2014 e a tutti i civili che sono morti sotto i colpi barbari dei neonazisti, noi chiniamo il capo davanti a tutti i nostri combattenti, che hanno perso la vita per difendere la Russia e chiedo un minuto di silenzio.

Putin ha cominciato questa guerra dicendo delle colossali bugie e continua su questa strada. Per quanto riguarda i fatti di Odessa ne abbiamo già parlato qui. Sul Donbass invece abbiamo scritto due articoli riportando come fosse assolutamente falsa la denuncia di Putin di massacri a senso unico di civili (qui) e di come la Russa sia intervenuta a sangue freddo riattizzando un conflitto che si stava lentamente spegnendo (qui).

Questa è sostanzialmente l’ultima parte interessante del discorso: il resto è bieca retorica, compreso il fatto di fingersi terribilmente dispiaciuto per tutti i morti che questa guerra – ovviamente da lui chiamata operazione militare – sta creando.

È veramente triste che nel giorno in cui i russi celebrano la sconfitta del nazismo e la loro sudatissima vittoria, a guidare il loro ricordo sia un dittatore cinico e sanguinario. Nel nostro piccolo abbiamo tenuto a partecipare alla celebrazione, ricordando a tutti che Putin è un bugiardo.

Michele Armellini

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