Paragone, gli insetti e la chitina

Una bufala già sentita tempo fa, ripresa dai "professionisti dell'informazione" (quelli che piacciono tanto a chi non si fida dell'informazione mainstream, in un corto circuito da manuale)

Ci è stato segnalato un articolo sul blog di Gianluigi Paragone che ci ha perplesso un po’. Si tratta, in pratica, della riproposizione in chiave più “professionale” di una notizia di disinformazione che sia noi che altri colleghi fact-checker e divulgatori abbiamo trattato qualche mese fa.

Titolo del blog di Paragone:

“Possono essere tossici”. Insetti e farina di grillo, cosa ci nascondono e perché non sono fatti per gli esseri umani

L’articolo porta la firma di Paolo Cagnoni, giornalista pubblicista iscritto all’Ordine. Vi riportiamo qualche riga:

…gli insetti possono essere tossici o provocare reazioni allergiche. Il bello è che lo scrive la stessa Commissione, che infatti ha raccomandato di svolgere ulteriori ricerche sull’allergenicità della farina di grillo. Eppure, subito dopo, nel documento appare una frase sconcertante: “la Commissione ritiene che non sia opportuno includere nell’elenco dell’Unione dei nuovi alimenti autorizzati alcun requisito specifico in materia di etichettatura relativo alla possibilità che Acheta domesticus causi una sensibilizzazione primaria”. Cioè, prima dicono che non ci sono studi sufficienti a dimostrare che la farina di grillo sia innocua. Poi che “non riengono opportuno” segnararlo sulle etichette alimentari.

A parte i refusi, che capitano, il paragrafo qui sopra è reale, ma è un classico caso di malinformazione, perché il punto 9 del Regolamento di esecuzione della Commissione riporta sì quanto scritto, ma prima spiega che:

Per dare seguito alla raccomandazione dell’Autorità la Commissione sta attualmente esaminando le modalità per svolgere le ricerche necessarie sull’allergenicità di Acheta domesticus. Fino a quando l’Autorità non avrà valutato i dati generati nell’ambito della ricerca e in considerazione del fatto che, ad oggi, non vi sono prove conclusive che colleghino direttamente il consumo di Acheta domesticus a casi di sensibilizzazione primaria e allergie, la Commissione ritiene che non sia opportuno includere nell’elenco dell’Unione dei nuovi alimenti autorizzati alcun requisito specifico in materia di etichettatura relativo alla possibilità che Acheta domesticus causi una sensibilizzazione primaria.

Quel paragrafo che Cagnoni omette dal suo articolo spiega chiaramente che si tratta non di omettere indicazioni allergeniche sull’etichetta, ma di attendere le valutazioni finali sui rischi di sensibilizzazione primaria prima di inserire alcunché nelle indicazioni. Omettere quella parte è grave perché si cambia completamente il senso del discorso.

Oltretutto l’altro punto che Cagnoni omette è il 10, che riporta:

Nel suo parere l’Autorità ha inoltre rilevato che il consumo di polvere parzialmente sgrassata di Acheta domesticus (grillo domestico) può provocare reazioni allergiche nelle persone allergiche ai crostacei, ai molluschi e agli acari della polvere. L’Autorità ha inoltre osservato che, se il substrato con cui vengono alimentati gli insetti contiene ulteriori allergeni, questi ultimi possono risultare presenti nel nuovo alimento. È pertanto opportuno che gli alimenti contenenti polvere parzialmente sgrassata di Acheta domesticus (grillo domestico) siano adeguatamente etichettati conformemente all’articolo 9 del regolamento (UE) 2015/2283.

Quindi sì alla segnalazione dei rischi per allergie come nel caso di crostacei, molluschi e acari della polvere, e attesa per capire se occorre aggiungere anche la sensibilizzazione primaria (qui ci spiegano la differenza).

Ma ora veniamo all’altro punto, quello che noi avevamo già trattato:

La chitina, terrore delle nostre tavole

Cagnoni scrive:

…gli insetti contengono “chitina”, che non può essere digerita dal nostro intestino. Sono cibo per uccelli e rettili, non per gli umani. In compenso la chitina può favorire l’insorgere di malattie e infezioni parassitarie anche gravi, oltre a essere potenzialmente cancerogena.

Ma non è affatto vero che la chitina non possa essere digerita dal nostro intestino, sostenerlo è mentire, ci sono vari studi a sostegno del fatto che la chitina possa essere processata dal nostro stomaco, vi riportiamo le parole di Mareike Janiak, autore di uno dei tanti studi, questo pubblicato nel 2018:

Biologists thought for a long time that mammals did not produce an enzyme that could break down chitin, however, that would not mean that an insect could not be processed by the gut…

…humans, along with many other primates, have a functional gene for this enzyme, so it’s possible that we can actually process chitin in our guts. That said, even if we couldn’t, it would just get passed through our system, just like the cellulose in celery and other vegetables.

Che tradotte:

I biologi hanno pensato per molto tempo che i mammiferi non producessero un enzima in grado di abbattere la chitina, tuttavia, ciò non significherebbe che un insetto non possa essere processato dall’intestino.

…Gli esseri umani, insieme a molti altri primati, hanno un gene funzionale per questo enzima, quindi è possibile che possiamo effettivamente elaborare la chitina nelle nostre viscere. Detto questo, anche se non potessimo, passerebbe semplicemente attraverso il nostro sistema, proprio come la cellulosa nel sedano e in altre verdure

Purtroppo però l’italiano medio si informa raramente andando a leggere siti di divulgazione scientifica come l’Accademia, e preferisce informarsi male leggendo siti come quello dell’ex senatore Paragone.

La malinformazione, tra le categorie dell’information disorder, è la più pericolosa di tutte, perché parte da informazioni reali, ma rendendole fuorvianti grazie all’omissione di parti del contenuto o del contesto, e risulta quini molto più complessa da identificare come disinformazione. Imparare a riconoscere i vari tipi di information disorder che vengono sfruttati per manipolare l’opinione pubblica, nella società attuale, è fondamentale. Basta leggere i commenti lasciati negli ultimi giorni sotto a un articolo di un normalissimo blog di cucina per capire quanto questo modo di disinfomare stia facendo grossi danni, convincendo una fetta di popolazione a credere in bugie appositamente fabbricate per manipolare l’opinione pubblica.

maicolengel at butac punto it

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