È colpa tua se il ladro ti spara

La Verità e le notizie raccontate un po' così...

Su quel fogliaccio buono per incartare il pesce che è la Pravda in salsa italiana ci avete segnalato un articolo, a firma Mario Giordano, che titola:

La sentenza: è colpa tua se il ladro ti spara

Il titolo è stato ovviamente cavalcato dai follower di questo genere di narrazioni, come la sempre elegante Francesca Totolo, che su Twitter, condividendo Giordano, spiegava:

Se urli troppo, il ladro ti spara e vieni ferita, la colpa è tua.

Peccato che come ha tenuto a precisare già Il Foglio, grazie all’ottimo Ermes Antonucci, le cose non stiano proprio così. Titolo de Il Foglio:

Ma davvero “è colpa tua se il ladro ti spara”? Le mezze Verità di Giordano

Giordano omette sapendo di omettere, e quindi l’articolo che ne risulta, privo di alcune informazioni basilari, diventa disinformazione. Anzi, a dirla tutta diventa paraculaggine, perché Giordano vi vuole arrabbiati col magistrato che ha fatto il suo lavoro, e che l’ha fatto nella maniera giusta.

Che un giornalista possa permettersi di fare questo nella totale impunità è a mio avviso vergognoso. Vediamo di raccontare anche noi i fatti. Dando oltretutto un po’ di visualizzazioni a chi prima de La Verità e de Il Foglio aveva trattato la notizia nella sua forma corretta.

Go News il 7 dicembre raccontava tutti i fatti per bene, fatti che non sono poi così complessi:

Il tribunale civile di Lucca ha respinto la richiesta di risarcimento danni (250mila euro) presentata dalla 66enne contro Penny Market, il supermarket dove lavorava. Il tribunale ha motivato la decisione col comportamento della cassiera, andato oltre il dovuto in quella rapina. La politica aziendale è di non prendere iniziative in casi del genere e quindi ciò che fece la sangiulianese fu una scelta autonoma e ‘aggressiva’, come riporta Il Tirreno.

Il Tirreno parla di beffa nei confronti della cassiera, ma non c’è nessuna beffa. La cassiera ha chiesto i danni per la rapina ai suoi titolari, ovvero Penny Market, titolari che ai propri dipendenti fanno firmare un contratto su cui è riportato chiaramente il comportamento da tenere in caso di rapina. Come riportato su Il Foglio:

 La donna ha reagito al rapinatore prima cercando di chiudere il cassetto del registratore di cassa, poi inveendo e facendo cenno di scagliare qualcosa contro il malvivente, anche quando questo si era ormai accinto ad uscire. A quel punto il rapinatore, contrariato per le invettive della donna, si è rivolto a quest’ultima con le parole “Grulla vedi se mi davi i soldi…”, facendo fuoco con il fucile a canne mozze caricato a pallini che aveva con sé…

…la società non solo aveva da tempo elaborato una procedura gestionale denominata “gestione eventi criminosi”, relativa ai comportamenti da tenere in caso di rapina, ma aveva da tempo anche attivato una polizza assicurativa contro i furti per effetto della quale le somme rubate venivano rimborsate dall’assicurazione, detratta la franchigia. Di questa assicurazione erano stati posti a conoscenza tutti i lavoratori, che quindi sapevano che in caso di furti la società non avrebbe sopportato come danno economico altro che la franchigia.

Contratto che credo sia simile a quello per i dipendenti di una banca, o per chi, come me, ha un negozio di preziosi. Un negozio paga un’assicurazione per furti e rapine, assicurazione che costa svariate migliaia di euro (dipende ovviamente dalla copertura) all’anno. Se il rapinatore, non provocato, avesse usato violenza nei confronti dei dipendenti, gli stessi avrebbero avuto tutto il diritto di chiedere risarcimento, ma come riportato dal giudice nella sentenza:

la società teneva sotto controllo i vari punti vendita di cui disponeva monitorando furti e rapine, e si era adoperata per garantire situazioni di sicurezza dei dipendenti sollevandoli da oneri di garantire il patrimonio aziendale rispetto a terzi malviventi, facendone partecipi i dipendenti affinché essi non si opponessero in caso di furti, evitando quindi di mettere a rischio la propria incolumità personale per proteggere il patrimonio aziendale.

Il ladro aveva un fucile e stava andando via dal negozio con un bottino di ben 400 euro, la cassiera si è messa in una posizione di pericolo per sua scelta, senza che ci fosse alcuna ragione per farlo. Penny Market, secondo quanto richiesto dalla cassiera a causa del danno da lei subito, avrebbe dovuto rimetterci non la franchigia dei 400 euro ma 250mila di risarcimento alla donna. Purtroppo se non capite cosa ci sia che non va nel racconto scritto da Giordano e approvato dalla redazione de La Verità mi spiace, ma è un problema vostro (e non piccolo).

Come sia possibile avere giornalisti e redazioni che “informano” i propri lettori in questa maniera è qualcosa che non comprendo. L’idea che anche tra i miei clienti ce ne siano tanti convinti che La Verità sia un giornale corretto mi lascia ogni giorno più sconcertato.

Non credo di poter aggiungere altro.

maicolengel at butac punto it

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